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Nuovo responsabile ESG per Rosenberg Equities (AXA IM)

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Rosenberg Equities, società del gruppo AXA Investment Managers, ha annunciato la nomina di Kathryn McDonald in qualità di Head of Sustainable Investing, confermando così il proprio impegno a favore dell’integrazione dei criteri ESG (ambientali, sociali e di governance) in tutti i portafogli AXA IM Rosenberg Equities entro la fine del 2017. Kathryn McDonald vanta infatti oltre 20 anni di esperienza nel settore dell’asset management. Entrata in AXA Investment Managers nel 1999, ha ricoperto diversi ruoli, tra i quali Director of Investment Strategy, Senior Strategist per i mercati emergenti e per l’Asia (Giappone escluso), oltre a Head of Investments per l’Australia e la Nuova Zelanda. Prima di entrare a far parte di AXA IM, McDonald aveva lavorato presso MSCI Barra nel ruolo di consulente.

Kathleen Houssels, Global CIO di AXA IM Rosenberg Equities, ha commentato: “Riteniamo che, soprattutto dal punto di vista economico, i dati ricavati dall’analisi dei criteri ESG siano un complemento naturale alle informazioni tradizionalmente fornite dal bilancio, che costituiscono il fondamento delle nostre valutazioni sulle società. La ricerca dimostra che i criteri ESG possono rappresentare una risorsa in più per aggiungere valore e ridurre il rischio. Le informazioni relative ai criteri ESG sono per loro natura a lungo termine e pertanto ben si adattano alla nostra filosofia di investimento fondamentale.”


BlackRock lancia un nuovo Etf obbligazionario

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BlackRock ha ampliato la propria gamma di exchange traded fund con il lancio di un fondo obbligazionario a tasso variabile, concepito per proteggere i portafogli degli investitori da un aumento dei tassi di interesse. Il nuovo replicante si chiama iShares $ Floating Rate Bond UCITS ETF (il fondo è a replica fisica e ha un TER pari allo 0,10%) e fornisce un’esposizione ad obbligazioni a tasso variabile denominate in dollari statunitensi. Le obbligazioni a tasso variabile offrono coupon che riflettono l’andamento dei tassi di interesse, diversamente dalle obbligazioni tradizionali che pagano coupon fissi.

Le obbligazioni detenute nell'indice sottostante del fondo hanno rating investment grade o superiore e scadenza di cinque anni o meno. Il nuovo fondo è registrato ed accessibile ai soli investitori professionali in Italia e in altri Paesi europei (Austria, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Spagna, Svezia e Regno Unito).

Brett Pybus, Head of iShares EMEA Fixed Income Strategy presso BlackRock, ha così commentato: “Considerando che le preoccupazioni relative ad un rialzo dei tassi hanno spinto molti investitori a potenziali uscite da obbligazioni a più lungo termine, questo fondo offre agli investitori una modalità per ridurre la durata e proteggere i portafogli in periodi di tassi di interesse crescenti. Il fondo consente un’esposizione a breve termine a titoli di credito di elevata qualità a tasso variabile denominati in dollari statunitensi, offrendo un rendimento attraente rispetto ai fondi del mercato monetario. "Il nostro obiettivo è continuare a sviluppare un'ampia e granulare gamma di Etf che aiutino gli investitori a creare portafogli precisi ed efficienti in termini di costi, e questo fondo ne è un esempio".

Banche Centrali: Per SLI non siamo alla fine del ciclo

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Non siamo alla fine di un ciclo, ma alla fine della situazione di emergenza. E' questo il mantra che sembra ripetere Jeremy Lawson, capo economista di Standard Life Investments, riguardo all'attuale politica monetaria.

 

"Il fatto che la forte sell-off sull’obbligazionario globale nelle ultime settimane sia stato scatenato da commenti relativamente innocui da parte del presidente della BCE Draghi, evidenzia l’idea che si era insinuata in merito alla durata delle misure di politica monetaria di emergenza. Per meglio comprendere cosa sta succedendo è necessario mettere a confronto un tipico ciclo monetario pre-crisi con il ciclo post-crisi" afferma Lawson.

 

Storicamente, infatti, il ciclo della politica monetaria si sviluppava in tre fasi. Nella prima, i tassi di riferimento venivano tagliati rapidamente per stimolare un'economia in recessione. Nella seconda si manifestava una crescita autosufficiente e un aumento dei tassi di riferimento. Il ciclo raggiungeva poi la sua coda nella terza fase, quando gli squilibri economici e finanziari erano in aumento e i tassi venivano alzati con l'intento di riportare le condizioni verso l'equilibrio.

 

"Il ciclo post-crisi è stato più complesso. I tagli dei tassi nella prima fase non hanno procurato sufficienti stimoli, di conseguenza è stato necessario prolungare la fase di emergenza e di misure di allentamento non convenzionali. Questo ha comportato la fase convenzionale di rialzo dei tassi debba essere preceduta da una fase aggiuntiva che prevede la rimozione delle misure di emergenza non più necessarie. Durante le fasi di transizione tra queste fasi di emergenza tendono a verificarsi cambiamenti significativi in termini di livello e di struttura a termine dei tassi di interesse. Lo abbiamo rilevato durante il “taper tantrum”, ossia quando i rendimenti aumentarono bruscamente dopo che Ben Bernanke aveva annunciato che si avvicinava il momento di avviare un rialzo dei tassi USA. Lo abbiamo visto nei mesi immediatamente successivi all’avvio del programma di QE da parte della Banca Centrale Europea. E lo stiamo osservando ancora adesso, mentre la BCE allude alla possibilità che i giorni del suo programma QE siano ormai contati, e la BoE e la BoC suggeriscono che i tassi d'interesse ultra-bassi non possono durare. Tuttavia, proprio come accadde nel caso del tapering della FED, questo non è il segnale di avvio della terza fase, ossia del rialzo dei tassi" spiega il capo economista della società. "Le banche centrali stanno semplicemente chiarendo che le misure di politica monetaria di emergenza non sono più necessarie, dati che le condizioni economiche e finanziarie sono più forti e più resilienti. Il recente aumento dei tassi dovrebbe pertanto essere visto come un segno che le condizioni stanno migliorando piuttosto che una ragione per temere che il ciclo sta per finire" conclude Lawson.

Bankitalia: cresce l'Italia nei portafogli esteri

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Cresce la quota di Italia nei portafogli esteri. Il dato lo si desume dalla pubblicazione di Bankitalia relativa alla finanza pubblica che riporta il controvalore dei governativi italiani detenuti da investitori non residenti nel mese di aprile, che risulta pari a 665,120 miliardi di euro rispetto ai 662,928 di fine marzo (dato rivisto leggermente rispetto ai 663,836 miliardi indicati un mese fa).

 

Il dato è incoraggiante visto che risale rispetto al dato di marzo che aveva segnato il minimo dai tre anni. Infatti per ritrovare un importo inferiore occorre risalire ai 655,900 miliardi di marzo 2014.

 

C'è da considerare che il portafoglio esteri include anche i titoli di Stato detenuti da investitori domestici attraverso soggetti non residenti (come gestioni patrimoniali e fondi) e quelli detenuti dall'Eurosistema direttamente (e non attraverso Bankitalia) e da banche centrali di altri Paesi.

 

Nella sua ultima relazione annuale, Bankitalia ha reso noto che a fine 2016 la quota di titoli di Stato italiani in mano a investitori esteri veri e propri era pari al 26,7%, a fronte di un dato 'lordo' del 36,1%.

Jupiter AM, Le A-Shares della Cina sono un buon affare?

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Di recente, l’MSCI ha annunciato che il segmento azionario A-Shares della Cina sarà inserito all’interno dei suoi indici. Questo rappresenta un momento importante e soprattutto un altro passo nella giusta direzione per la riforma del mercato dei capitali in Cina.

 

Ma quali sono gli effetti? Per Charles Sunnucks, team emerging markets di Jupiter Asset Management un primo aspetto da considerare è che migliora l'investibilità. "Fin dagli anni 90 gli investitori potevano investire nelle aziende cinesi tramite le Borse dei Paesi limitrofi (Hong Kong nello specifico), il mercato domestico A-shares è stato a lungo trascurato a causa di problemi relativi all’investibilità. L’accesso al mercato A-shares da parte di investitori esteri è un processo che è durato 15 anni e iniziato nel 2002, quando la Cina ha autorizzato un numero ristretto di investitori istituzionali a investire direttamente nelle A-shares attraverso il programma Qualified Foreign Institutional Investor (QFII). Da allora l’accessibilità si è evoluta e la maggior parte dei flussi verso le A-shares avviene tramite lo “stock connect”, un circuito bilaterale che collega la borsa di Hong Kong con quelle di Shangai e Shenzhen" spiega l'esperto.

 

Secondariamente rappresenta un'ascesa per la moneta cinese, il renminbi "Per i politici, una più ampia partecipazione straniera agli investimenti denominati in Renminbi (Rmb), - in questo caso dovuta all’inclusione nell’indice MSCI - è parte della più grande ambizione di rendere il renminbi una vera e propria valuta globale" continua Sunnucks.

 

Altro effetto da considerare è lo spazio di crescita futuro. Per il gestore di Jupiter AM "In futuro, ci sarà ancora più margine per un’inclusione maggiore, anche se ulteriori cambiamenti dovranno andare di pari passo con altre riforme del mercato da parte delle autorità cinesi. Infine, visto che la capitalizzazione di mercato del listino cinese è seconda solamente a quello statunitense per dimensioni, e superiore rispetto a quello UK e tedesco messi insieme, quello che potrebbe succedere è che vi saranno sempre più fondi azionari specializzati sulla Cina – proprio come è oggi per il Giappone".

Infatti entro agosto 2018 le A-shares costituiranno circa lo 0,73% dell’indice MSCI dei mercati emergenti, ma questa è comunque una percentuale molto limitata se si considera che questo mercato costituisce circa il 21% del giro d’affari mondiale e circa il 10% della capitalizzazione del mercato globale.

 

Quindi tutti a comprare azioni cinesi? Sunnucks mette in guardia. "Storicamente, gli annunci di inclusione negli indici hanno generato un rally nei prezzi delle azioni in quanto i gestori attivi acquistano le azioni in anticipo e le gestioni passive seguono questi flussi" però "Guardando alle azioni, tuttavia, è probabile che ci sia un elevato numero di movimenti importanti, visto che c’è una grande differenza tra gli investimenti che sono interessanti per gli investitori stranieri e quelli interessanti per gli investitori locali. Gli investitori cinesi sono attratti dalle azioni di brand retail e tipicamente cercano aziende più piccole che presentano una volatilità tale da poter fare velocemente grandi profitti. Al contrario, gli investitori internazionali tendono a preferire aziende large cap. Il risultato di questa diverse preferenze è che mentre le aziende del mercato A-shares più piccole sono spesso eccessivamente care, c’è invece un numero interessante di opportunità sulle large cap, ben posizionate per avvantaggiarsi dei maggiori flussi d’investimento dall’estero" continua l'esperto che suggerisce di continuare ad essere selettivi.

"Dal nostro punto di vista, proseguire con una riforma del mercato dei capitali cinese porterà rischi ed opportunità per le aziende, creando una divergenza crescente tra quelle aziende che saranno penalizzate da questo cambiamento e quelle che saranno in grado di beneficiarne".

La clientela dimenticata

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"Le novità normative che disciplinano l’attività dell’Organismo connotano sempre di più il ruolo dello stesso verso una funzione di responsabilità istituzionale a servizio del cittadino e della Costituzione per preservare l’importante valore della tutela del risparmio, tenendo presente che l’interesse di cui l’Organismo si fa portatore riguarda la cura del rapporto tra consulente e risparmiatore e soprattutto la tutela e la protezione dell’investitore retail”. Le parole del presidente dell’Organismo di vigilanza e tenuta dell’Albo Unico dei Consulenti Finanziari,Carla Rabitti Bedogni, ben sintetizzano la grande sfida della vigilanza che il mondo della consulenza finanziaria dovrà affrontare. Ma che non si riduce a una semplice azione “meccanica” di controllo degli iscritti all’albo, bensì a una presa di “responsabilità” che va oltre lo stesso Organismo e che riguarda anche le reti e, non ultimi, i consulenti finanziari chiamati ad assumere un ruolo sempre più “maturo” come affermato dalla stessa Rabitti Bedogni. 
È il momento di mostrare maggiore consapevolezza del proprio ruolo e di farsi carico del grande principio che accompagna la Mifid II e non solo: la tutela e la protezione dell’investitore retail. 
Le reti e i consulenti finanziari sono chiamati a guardare oltre il loro normale orizzonte. Serve oggi una nuova sensibilità che deve abbattere l’ultimo grande rischio che si nasconde dietro allo sviluppo della consulenza finanziaria: l’abbandono delle fasce di clientela con redditi medio-bassi. 
Sotto la spinta della prima Mifid l’industria ha perseguito l’obiettivo di creare le condizioni per cui la consulenza finanziaria potesse essere retribuita. Un obiettivo che ha portato tutto il settore a concentrarsi sui grandi patrimoni, lasciando il target retail o affluent in balia di altri operatori, in primis dei “robo-advisor” sempre più frequentemente indicati come un “pericolo” dal mondo delle reti. Ma sempre più cercati da quella fascia di clientela che non è in grado di superare la barriera economica che oggi la separa da un servizio di consulenza finanziaria “umana”.
Senza entrare nel merito della regolamentazione che oggi accompagna l’offerta di un servizio di consulenza automatizzata, la soluzione, guardando lo sviluppo del fintech, non è certo quella di demonizzare un’evoluzione che non può essere né evitata, né frenata (una recente indagine firmata GfK rivela che un terzo degli italiani ha ammesso di fare fatica a prendersi una pausa dalla tecnologia, a dimostrazione del grande appeal che un’offerta innovativa ha sui cittadini, ndr). La soluzione è parlare ad una platea più ampia di clienti per diffondere la consapevolezza che la tecnologia è utile ma non è sempre l’unica soluzione possibile. 
Oggi il fintech è in grado di rispondere alle esigenze dei clienti offrendo la risposta ideale alle domande dei risparmiatori. E il consulente finanziario farà fatica a competere su questo stesso piano. La vera sfida del consulente non sarà più quella di offrire al cliente le soluzioni ai problemi che gli vengono posti, ma rivelare al cliente i suoi reali problemi. 

Cala il sipario sul dollaro: la fine del ciclo si avvicina

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Calato il sipario sul dollaro americano, i gestori si preparano ad un cambio di marcia nel ribilanciamento monetario in portafoglio. Il miglioramento delle prospettive economiche d’Europa, assieme ad un clima di rinnovata fiducia per i mercati globali, ha infatti modificato l’atteggiamento nei confronti della valuta statunitense, passata dal precedente “acquista su ogni debolezza”, all’attuale “vendi su ogni forza”.

 

A condividere tale linea di pensiero sono stati alcuni dei partner di Advisor Professional, che, seppur confermando il range di variazione tra 1,05 e 1,15 entro il quale è sigillato da oltre un anno il cambio contro euro, ritengono il dollaro americano l’asset class più delicata da leggere nei prossimi mesi.

 

Con la divisa statunitense che da inizio anno ha perso rispetto al paniere delle principali valute mondiali il 7,5%, “nel medio periodo” hanno sottolineato da BlackRockla situazione sta diventando più complicata e il payoff del dollaro più asimmetrico. La probabilità e l'intensità di un apprezzamento del biglietto verde stanno scendendo, mentre il miglioramento strutturale nel ciclo europeo” hanno aggiunto dalla casa d’investimento“fa sì che l'euro sia probabilmente destinato a rafforzarsi nel medio periodo”.

 

Salutato l’effetto positivo legato all’elezione del presidente Donald Trump, il dollaro Usa si è lasciato indietro le voci controverse di chi vedeva un ritorno alla parità contro euro. Secondo M&G, l’analisi dei posizionamenti sul mercato del Forex ha mostrato che, mentre nel 2016 gli investitori erano fortemente sovresposti al dollaro e sotto pesati all’euro, tale tendenza ha subìto un’inversione. La massiccia posizione lunga in divisa europea presa da investitori e speculatori “può determinare notevoli correzioni a rialzo dei prezzi, in reazione ai cambiamenti marginali delle prospettive fondamentali”.

 

La previsione di un euro in forze è stata condivisa anche da Carmignac. La moneta unica potrebbe infatti trarre vantaggio dalle decisioni di politica monetaria della Banca centrale europea: una strategia più restrittiva dovrebbe incentivare, oltre alle quotazioni dei titoli bancari, la cooperazione franco-tedesca, “a scapito di un dollaro che tende a perdere le sue prerogative tradizionali”.

 

A proposito Ethenea, giocando d’anticipo rispetto ai possibili effetti negativi di un posizionamento lungo in valuta statunitense, ha liquidato a inizio giugno tutte le sue posizioni di portafoglio, conservando invece quelle su franco svizzero e oro, inversamente correlato alla valuta Usa.

 

I fattori che hanno contribuito al deprezzamento del dollaro americano nei confronti dell’euro sono stati, secondo Edmond De Rothschild Asset Management, da una parte “la riduzione del rischio politico in Europa”; dall’altra “l'aspettativa crescente di un tapering targato Bce”. Poco ha invece pesato l'orientamento sempre più restrittivo della Federal Reserve, di fatto oscurata dalla crescita economica in rallentamento e dall'inflazione ancora debole. Secondo la casa d’investimento, tuttavia, la valuta unica “si è probabilmente apprezzata troppo e per un rimbalzo del dollaro basterebbero notizie macro in miglioramento”.

 

Infine, dall’analisi dei cicli finanziari negli Stati Uniti, i picchi del ciclo finanziario statunitense visti in passato si sono avuti, a detta di Capital Group, soprattutto dopo che il dollaro ha toccato i suoi massimi. “Dato che il ciclo dovrebbe raggiungere i massimi nel 2019” hanno argomentato dalla società di gestione, “il recente livello raggiunto dalla valuta potrebbe davvero rappresentare la fase conclusiva del trend rialzista del dollaro iniziato nel 2011”.

Gestore della settimana: "Ecco cosa ci piace delle small cap europee"

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Il contesto economico attuale è positivo per le pmi europee ed è probabile che le politiche monetarie degli Stati Uniti e del resto del mondo sviluppato torneranno a divergere. Lo spiega Mark Bogar (nella foto), gestore del fondo BNY Mellon Small Cap Euroland, che investe sulle small cap europee. Bogar negli ultimi 12 mesi ha messo a segno un +30%. "Anche se non assisteremo a un indebolimento delle valute pari a quello di fine 2016, sono già in atto dei trend che porteranno il dollaro USA a muoversi al rialzo. Il recente andamento del settore manifatturiero in Europa e in Giappone - spiega Bogar - è stato migliore delle aspettative, con un modesto aumento dell’inflazione soprattutto nei Paesi europei. Le valutazioni azionarie restano a livelli attraenti e l’aumento dei tassi reali, guidato dal rialzo dei rendimenti a 10 anni dei titoli del Tesoro USA, è positivo in particolare per il settore finanziario in Europa e Giappone".

"La Bce - prosegue -ritiene che l’Europa si trovi sul punto di entrare in una fase di transizione dalla deflazione alla reflazione. L’occupazione e i salari sono in aumento e tutti i segnali indicano che la Banca Centrale potrebbe annunciare un tapering formale del suo programma di QE all’inizio del 2018. Crediamo che tali tendenze siano positive per l’attività economica e i consumi in Europa, stimolando così le aziende di piccole e medie dimensioni attive sui mercati domestici".

Quali sono a vostro avviso i migliori e peggiori settori e Paesi in cui investire oggi?
È in atto un’accelerazione dei principali indici economici in Europa, con costanti revisioni al rialzo della crescita del PIL, del manifatturiero e degli utili aziendali. L’effetto ritardato della valuta più debole ha giovato agli esportatori con buoni legami con gli USA. Nonostante il recente calo dei prezzi del petrolio e delle commodity, i settori ciclici come l’energetico e i materiali hanno visto un trend robusto di crescita degli utili anno su anno, assestandosi su livelli più alti di 12-18 mesi fa. Dopo il brusco calo della domanda seguito alla crisi finanziaria globale e alla crisi del debito sovrano europeo, la fiducia dei consumatori nell’Eurozona è migliorata. In particolare è in atto da alcuni anni una ripresa ampia e sostenuta delle vendite di nuove automobili che è accelerata proprio negli ultimi 12 mesi. Recentemente abbiamo preso profitti su alcune delle aree di mercato più robuste, come il settore industriale e IT, perché le valutazioni e le aspettative attuali sui prezzi sembrano sin troppo tirate rispetto a un anno fa. Abbiamo riposizionato gli asset su alcuni settori più difensivi come quello dei servizi per le telecomunicazioni e le utility, soprattutto in Spagna, Italia e Germania. Manteniamo un’esposizione sovrappesata sui materiali e sui beni di consumo discrezionali, dove abbiamo identificato opportunità di investimento uniche in aree come la pubblicità in esterni, il commercio al dettaglio via internet e il gioco online.

Quali potrebbero essere gli effetti del rischio politico europeo sull’asset class?
Anche se i timori geopolitici restano un fattore da tenere costantemente sotto controllo, gli investitori hanno applaudito i risultati elettorali in Francia. La vittoria di Emmanuel Macron dovrebbe rimuovere uno dei rischi chiave nel medio termine, permettendo agli operatori di tornare a concentrarsi sui dati fondamentali delle aziende.Anche se le negoziazioni della Brexit continuano a gettare la loro ombra sui mercati, è molto probabile che Paesi come la Germania non subiranno alcun effetto avverso. Nel caso in cui le elezioni in Italia siano fissate nel 2018, ci aspettiamo che il calendario politico dell’Europa sia molto meno volatile nel resto del 2017, anche perché in Germania l'attuale Cancelliere Angela Merkel è nettamente favorita nelle proiezioni elettorali.

Qual è l’andamento dei dati fondamentali delle small-cap europee?
Lo scenario macroeconomico in Europa resta positivo. Gli indici PMI crescono, e così l’erogazione di nuovo credito. C’è una crescente propensione all’aumento della spesa di capitale da parte delle aziende europee, dopo l’esito delle elezioni francesi favorevole per i mercati. Le valutazioni azionarie sono in linea con le medie storiche mentre gli utili aziendali, e le revisioni sugli utili, si muovono al rialzo. La leva operativa potenziale in molte società small cap resta infine a livelli attraenti.

Qual è il posizionamento attuale del fondo e quali sono stati i cambiamenti più recenti al portafoglio?
Abbiamo un outlook positivo sull’Italia, e in particolare sul settore industriale e dei beni di consumo discrezionali, sulla Spagna e sulla Germania, mentre siamo sottopesati su Francia e Paesi Bassi. A livello settoriale, pensiamo che i servizi per le telecomunicazioni e le utility siano i comparti più fertili in termini di idee di investimento. Al contrario, il settore industriale e quello della sanità rappresentano le nostre due principali allocazioni sottopesate.Per quanto riguarda l’attività di portafoglio, abbiamo ridotto l’esposizione sovrappesata sul settore energetico e sul real estate sino a una leggermente sottopesata. Abbiamo anche riposizionato il fondo da una posizione lievemente sottopesata sui beni di consumo discrezionali sino a una sovrappesata.

Che rendimenti vi attendete dall’asset class?
Il fondo ha registrato un rendimento annualizzato positivo del +30,9%. È chiaro che gli investitori si sono convinti della ripresa in Europa. Gli afflussi verso l’asset class sono partiti bene nel primo trimestre del 2017 e hanno accelerato dopo la vittoria di Macron in Francia. Nei prossimi 12 mesi e oltre crediamo sarà possibile generare rendimenti a doppia cifra, grazie alla crescita degli utili e all’espansione dei margini delle pmi europee.


Nuova classe del fondo Allianz Volatility Strategy

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Nuova classe disponibile anche per gli investitori retail il fondo Allianz Volatility Strategy, strategia di Allianz Global Investors focalizzata sull’asset class della volatilità e sul premio per il rischio ad essa collegato.

 

A comunicarlo è una nota del gruppo tedesco che evidenzia come il fondo si concentra principalmente sulla volatilità azionaria degli indici Eurostoxx 50 e S&P 500, aggiornando costantemente il portafoglio in base alle caratteristiche del premio di rischio: mentre negli scenari di bassa volatilità il premio è piuttosto stabile, rendendo necessario monitorare il rischio di ribasso legato da possibili incrementi della volatilità, diversamente per livelli di volatilità più elevati il premio è superiore, ma la volatilità della volatilità diventa un fattore di instabilità.

 

Il fondo è guidato dal lead portfolio manager Bernhard Brunner, a capo di un team di gestione che vanta oltre 20 anni di esperienza nelle strategie focalizzate sulla volatilità.

 

Alberto D’Avenia, country head Italia di Allianz Global Investors aggiunge: “ Nel contesto attuale, caratterizzato da bassi tassi di interesse e valorizzazioni azionarie elevate, la volatilità è sempre più importante come asset class, specie dal punto di vista della decorrelazione offerta rispetto alle asset class tradizionali. il fondo Allianz Volatility Strategy mira a sfruttare il premio per il rischio di volatilità e non direttamente l'andamento della volatilità come normalmente fanno le altre strategie presenti sul mercato. Con questo fondo offriamo ai nostri investitori l’accesso ad una nuova asset class, con l’obiettivo di diversificare ulteriormente il portafoglio di investimento e cogliere un premio per il rischio alternativo”.

A PIMCO e Fortress il portafoglio di Unicredit

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Sono PIMCO e Fortress gli acquirenti del portafoglio del valore di 17,7 miliardi messo in vendita da UniCredit. Ad annunciarlo è la stessa banca che ha comunicato di aver sottoscritto gli accordi definitivi per la cessione a Pimco e a Fortress. Per tali accordi, i veicoli di cartolarizzazione potranno acquistare il portafoglio di 17,7 miliardi di euro per i segmenti relativi alle rispettive partecipazioni di Pimco e Fortress, come definito nella Fase 1 del progetto FINO.

 

L'operazione - così come evidenzia una nota del gruppo - si completerà con l'emissione dei titoli ABS, attesa entro la fine di luglio 2017, previo perfezionamento della registrazione dei veicoli di cartolarizzazione presso la Banca d'Italia e la sottoscrizione dei documenti della cartolarizzazione.

 

Durante la Fase 2 del progetto FINO nella seconda metà dell'anno, UniCredit considererà l'eventuale assegnazione di rating pubblico ai titoli senior e mezzanini emessi nell'ambito della cartolarizzazione e la vendita della rimanente quota di UniCredit, per detenere meno del 20%.

Popolare di Vicenza, multata da Bankitalia per 3,6 milioni

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La Banca d'Italia ha disposto sanzioni per 3,6 milioni complessivi agli ex vertici ed ex manager della Banca Popolare di Vicenza. E' quanto emerge dal Bollettino di Vigilanza.

 

All'ex presidente del'istituto Giovanni Zonin sono state comminate due sanzioni per un totale di poco piu' di 234.000 euro, mentre quelle per l'ex direttore generale Samuele Sorato ammontano complessivamente a 258.000 euro.

Il segreto bancario non è più un segreto

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Partirà il 21 agosto, in 54 paesi, lo scambio automatico transnazionale di informazioni in materia fiscale. A riportarlo è Italia Oggi che evidenzia come tale data rappresenti una sorta di "fine del mondo". La trasformazione del segreto bancario sarà effettivamente operativa a partire da settembre quando altri 50 Paesi entreranno nel regime di scambio di informazioni (tra questi anche la Svizzera), realizzando quindi la globalizzazione dei dati finanziari e la trasformazione del segreto bancario.

 

Le indicazioni sono state comunicate mediante il provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate, pubblicato il 5 luglio scorso, il quale detta i termini e modalità per adeguarsi, così come previsto dal Common reporting standard (Crs).

 

Ma cosa accade nello specifico? Entro la scadenza di agosto (cioè il 21) gli operatori dovranno, dunque, inviare all’amministrazione finanziaria tutti i dati rilevanti sui rapporti bancari detenuti in Italia in relazione al 2016. Avranno poi tempo fino al 18 settembre per iscriversi nella sezione «Fatca/Crs» del Registro elettronico degli indirizzi (Rei), all’interno dell’Anagrafe tributaria.

 

L'Agenzia delle Entrate precisa che i dettagli da fornire saranno relativi ai dati anagrafici dei titolari effettivi dei conti all’estero, al numero del conto, all’istituto bancario presso cui sono detenuti e tutti i dati in merito all’entità dell’asset e ai relativi redditi prodotti (saldo, interessi e dividendi maturati, eventuali plusvalenze, etc.). Dovrà essere fornito, inoltre, il codice fiscale italiano, ove disponibile, delle persone o entità richiamate.

Dopodiché, l’Agenzia delle entrate provvederà ad incrociare le informazioni ricevute con i dati che ogni singolo contribuente ha indicato nella propria dichiarazione dei redditi.

 

Alcuni Paesi (in tutto 54), tra cui l’Italia, definiti «early adopters», al fine di semplificare l’avvio dello scambio automatico di informazioni sulla base dello Standard individuato dal C.R.S., hanno siglato un accordo multilaterale denominato Multilateral competent authority agreement (Mcca), che ha reso operativo il flusso dello scambio di informazioni già dal 2017, con riferimento al periodo d’imposta 2016. Per altri Paesi, invece, lo scambio di informazioni partirà dal 2018 e avrà come riferimento il periodo a partire dal 1° gennaio 2017.

 

 

Capital Group, Europa alla svolta ma attenti a 5 rischi

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I dati economici relativi al Vecchio Continente mostrano segnali di un miglioramento caratterizzato da stabilità politica e ripresa nelle aspettative sugli utili societari. Il miglioramento del tasso di crescita - sottolinea Robert Lind, economista di Capital Group nella sua analisi sulle prespettive dell'Europa - trae vantaggio dal netto miglioramento dell’attività economica globale, soprattutto negli USA e in Cina. Nel contempo - prosegue - la Banca Centrale Europea ha mantenuto una politica monetaria estremamente accomodante, con tassi d’interesse reali e nominali bassi e un euro relativamente debole." Anche la politica fiscale con l’allentamento dell’austerità e l'inizio di una fase di micro-stimolo per Germania, Francia e Italia e la domanda di credito, in cui si registrano segnali di ripresa, contribuiscono alla definizione di un quadro nettamente positivo.

 

 

Permangono però dei pericoli sistemici che Lind individua in cinque rischi fondamentali: gli effetti dei negoziati sulla Brexit, la definizione dei rapporti franco-tedeschi a seguito degli avvenimenti di politica interna nei due Paesi, un possibile inasprimento della politica monetaria, un inatteso ritorno del populismo e infine le incertezze politiche e economiche relative al contesto italiano. Questi sono secondo l'economista di Capital Group i fondamentali aspetti che gli investitori dovranno monitorare nei prossimi 12 mesi per capire se le aspettative di crescita sul Vecchio Continente saranno o meno confermate.

Farad Group, Selectra Best of SRI disponibile al retail

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Apre anche al retail la soluzione Selectra Best of SRI Funds di FARAD Group. Il gruppo specializzato nel fornire servizi B2B in ambito assicurativo e finanziario attraverso una piattaforma multiservizi, ha lanciato SELECTRA Best of SRI Funds, i primi fondi di fondi socialmente responsabili.

 

Si tratta di una soluzione innovativa nel campo degli investimenti responsabili, perché permette di investire nelle migliori strategie sostenibili presenti sul mercato attraverso un solo prodotto finanziario. I prodotti investono in un portafoglio che si concentra sui migliori fondi UCITS SRI commercializzati in Europa selezionati da "PureSRI". I due fondi sono sempre pienamente investiti e non utilizzano alcun finanziamento finanziario o derivati. La gestione è affidata a FIA Asset Management, del gruppo FARAD Group.

 

“SELECTRA Best di SRI Balanced (50% fondi azionari e 50% fondi obbligazionari) e SELECTRA Best of SRI Bonds (100% fondi obbligazionari) - ha commentato Ingo Werner, senior portfolio manager di FIA Asset Management - garantiscono agli investitori diversificazione e un’opportunità innovativa di avvicinarsi al mondo degli investimenti socialmente responsabili poiché, a differenza di altri fondi SRI, presentano il doppio vantaggio della liquidità giornaliera dei fondi UCITS e dell’investimento nei fondi più performanti".

 

Grazie al grande interesse riscontrato nel periodo di sottoscrizione, appena concluso, e al fine di garantire anche agli investitori privati la possibilità di accedere a investimenti sostenibili massimizzando il proprio ritorno, sono state aperte due nuove classi esclusivamente dedicate a un pubblico retail, con una soglia di accesso minima di 1 euro.

Soo Nam NG (Columbia T.I.): torna il sereno tra Cina e USA

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L'incontro di aprile tra Donal Trump ed il premiere cinese Xi Jinping aveva aperto alla possibilità di una risoluzione delle tensioni tra Stati Uniti e Cina in un'ottica di compromesso volta a scongiurare l'inizio di una contesa commerciale su scala globale. I mesi successivi hanno confermato, attraverso i dati provenienti dai fondamentali economici, segnali di cooperazione piuttosto che di scontro che - fa notare Soo Nam NG, responsabile azionario asiatico di Columbia Threadneedle Investments - "dovrebbero incoraggiare gli investitori e contribuire a stimolare i flussi transfrontalieri sia diretti sia di portafoglio tra le due maggiori economie del mondo con un ulteriore effetto di stabilizzazione geopolitica."

 

 

La via della pacificazione ha inoltre contribuito - sottolinea Soo Nam NG - a stabilizzare le prospettive di crescita cinese e a calmare i timori sul sistema bancario di Pechino così come sulla situazione del debito nel gigante asiatico. Le criticità, che coinvolgono anche la difficoltà di accesso agli asset cinesi da parte degli investitori internazionali, sono progressivamente attenuate dall'apertura dei mercati verso l'esterno avvenuta negli ultimi mesi e, in termini generali, dall'espansione di una classe media di grandi dimensioni con notevole capacità di spesa. "Fino a che l'apparente atteggiamento di compromesso assunto da Trump e Xi persiste - conclude dunque il responsabile azionario asiatico di Columbia Threadneedle Investments - è probabile che gli investitori acquistino sempre più fiducia."

 


BlackRock, l'utile netto cresce del 9%

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Il colosso americano BlackRock chiude il secondo trimestre del 2017 con un utile netto di 857 milioni di dollari, in crescita del 9% rispetto ai 789 milioni dello stesso periodo del 2016.

L'utile operativo segna un rialzo del 6%, così come i ricavi che rispettivamente sono pari a 1,24 miliardi e 2,96 miliardi di dollari. Nello stesso periodo dell'anno scorso l'utile operativo era stato pari a 1,17 miliardi e i ricavi erano stati di 2,80 miliardi.

 

In crescita anche il patrimonio che risulta pari a 5.689,27 miliardi (+16%) rispetto ai 4.890,12 miliardi del secondo trimestre del 2016. A livello di flussi il totale è di 103,61 miliardi guidati principalmente dal business model diversificato e investimenti che hanno fatto crescere la piattaforma. Su questi un grande contributo proviene da iShares ETF che ha registrato flussi per 73,75 miliardi.

 

Per Laurence D. Fink, presidente e ceo del gruppo.“I risultati del secondo trimestre riflettono la fiducia che i clienti continuanno ad avere nelle nostre soluzioni globali di investimento e nella piattaforma tecnologica”.

 

“Gli investitori hanno iniziato ad aggiungere un po' di rischio ai loro asset, sebbene la liquidità resta forte. La forza e l'ampiezza della piattaforma ha generato 94 miliardi di flussi nel prodotti a lungo termine in questo trimestre, e una raccolta positiva su tutte le tipologie di prodotti e di clienti, a conferma che gli investimenti effettuati nella piattaforma stanno garantendo una crescita organica" conclude Fink.

Amazing Women, l'esperienza di Vivana Todisco

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L’intervista con Viviana Todisco è la 20a puntata di una serie di incontri del progetto “Amazing Women” di CF al Femminile.

 

L’obiettivo dell’iniziativa è quello di identificare le figure di riferimento nel mondo della consulenza finanziaria, di presentare le storie di successo al femminile di questo settore e i mille volti della professione, stimolando la conoscenza e l’esempio per le giovani generazioni.

 

Le protagoniste di questi video sono le migliori consulenti che si distinguono per la loro eccellenza professionale, per il loro percorso di carriera, per la loro capacità comunicativa e per le loro attività extra-lavorative.

 

Nuovo fondo tematico "digitale" per Candriam

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La corsa alla digitalizzazione dei servizi e in generale dei modelli di business rappresenta sempre più un terreno di investimento su cui si sfidano gli asset manager globali. In questo contesto si inserisce il lancio del nuovo Candriam Dynamix Long Short Digital Equity, fondo azionario long/short imperniato sull’industria digitale che si propone di investire in società che sfruttano l'evoluzione tecnologica dell'economia, capitalizzando le potenzialità di crescita delle imprese innovative e vendendo allo scoperto quelle non al passo con i tempi.

 

 

Da un punto di vista strategico, lo strumento si propone di selezionare un massimo di 50 titoli azionari di vincitori e sconfitti nel campo della trasformazione digitale, generando performance tanto dalla crescita dei primi quanto dalla crisi dei secondi, con inoltre la possibilità di virare verso un posizionamento market neutral.

 

 

"L'evoluzione digitale dell'economia - spiega César Zeitouni, gestore del nuovo fondo -  sta toccando tutti i settori e sta spingendo le imprese tradizionali a scegliere tra trasformazione e morte economica. Le tecnologie digitali non sono più confinate al settore tecnologico, ma al contrario stanno ridisegnando i settori economici, come quello bancario, del commercio o dell'automobile. Siamo convinti che nell'economia attuale vi sia un Airbnb nascosto in ogni settore. Il nostro obiettivo è investire in società di diversi settori che stanno investendo con successo nella nuova economia digitale.”

Fidelity, come prepararsi all'inizio del tapering

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"Il punto non è scoprire di quanto saliranno i rendimenti sui titoli di Stato, bensì capire fino a che punto le banche centrali siano disposte a tollerare che il rialzo dei rendimenti sovrani e dei tassi d'interesse favorisca un ribasso dell’azionario." L'analisi di Charles McKenzie, chief investment officer obbligazionario di Fidelity International, parte dall'assunto che sia necessario andare oltre le canoniche domande riguardanti strettamente rendimenti obbligazionari e tassi di interesse e assumere una visione più globale per comprendere fino in fondo cosa succederà e come agire in relazione ai movimenti in vista nel campo della politica monetaria.

 

 

"Nelle riunioni della Banca Centrale Europea e della Federal Reserve di luglio - spiega McKenzie - non ci aspettiamo alcun cambiamento di rotta per quanto concerne le politiche monetarie. Entrambe le banche centrali però saranno probabilmente attive su questo fronte nell’ultimo quadrimestre dell’anno." Nello specifico l'attesa per quanto riguarda la BCE è per un annuncio a settembre di modesto tapering con inizio gennaio 2018, combinato con una proroga del QE per attutire gli effetti complessivi sui mercati dei tassi. Sempre a settembre anche la Fed dovrebbe annunciare l'inizio del processo di normalizzazione del bilancio, pronta però a intervenire per placare i mercati in caso di forte volatilità o impennata dei rendimenti. Nel Regno Unito, infine, appare più probabile un innalzamento dei tassi entro fine anno, nonostante le incertezze legate a Brexit.

 

 

In un contesto con queste caratteristiche, avverte il chief investment officer obbligazionario di Fidelity International, bisogna resistere alla tentazione di ridurre la duration. Assunto che parte dal convincimento che i fattori di lungo periodo come l'invecchiamento della popolazione, l'eccesso di indebitamento e la diseguaglianza crescente siano più importanti dei movimenti di breve termine legati alle reazioni dei mercati alle decisioni degli attori della politica monetaria. "Ridurre la duration - sottolinea McKenzie - ha due conseguenze molto importanti: la rinuncia a un contrubuto rilevante in termini di rendimento e un aumento della correlazione positiva tra le componenti obbligazionari e quelle azionarie."

 

 

Come agire dunque in termini di scelte di investimento? La strategia dell'asset manager statunitense prevede tre punti fondamentali. Il primo è l'acquisizione di un'ottica globale con un'allocazione geografica differenziata per sfruttare la diversità di posizionamento delle differenti economie all'interno del ciclo. Necessario inoltre guardare oltre l'orizzonte dei titoli di Stato poiché "allo stato attuale - fa notare il chief investment officer obbligazionario di Fidelity International - gli investitori sono adeguatamente remunerati in termini di spread aggiuntivo per il rischio di credito." Valutare, infine, l'opportunità di diversificazione fornita dalle obbligazioni indicizzate all'inflazione, strumento spesso trascurato, ma in grado di offrire un margine di protezione nel caso in cui l'andamento dei prezzi al consumo finisca per sorprendere al rialzo.

H2O Asset Management acquisisce Arctic Blue Capital

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H2O, società specializzata nella gestione a livello globale di investimenti macro multi-strategy e parte di Natixis Global Asset Management, acquisirà da Stable Asset Management la quota di maggioranza di Arctic Blue Capital, società di gestione specializzata in investimenti sulle commodity. L’accordo ha lo scopo di unire due gestori altamente complementari in termini di investimenti e risponde alla crescente richiesta da parte dei clienti di strategie di investimento adatte a uno scenario inflazionistico variabile.

 

 

“Le strategie focalizzate sulle commodities di Arctic Blue - ha commentato Bruno Crastes, ceo di H2O - sono perfettamente complementari alla nostra gamma di prodotti esistenti. Condividiamo già un certo numero di clienti top e ora avremo modo di servirli ancora meglio come un’unica società”. “L’unione con H2O - ha sottolineato inoltre Jean-Jacques Duhot, fondatore di Arctic Blue - ci permetterà di offrire le migliori strategie di investimento possibili sia a nuovi investitori sia a quelli già esistenti. Così come H2O, siamo un team specializzato che unisce le forti competenze nel nostro settore per offrire i migliori rendimenti ai nostri investitori. Siamo impazienti di raggiungere i nostri prossimi obiettivi di crescita come parte del team di H2O”.

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