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MiFID II: ecco come la affronterà Banca Generali

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Nel primo semestre del 2017 Banca Generali ha registrato una raccolta di di 3.820 milioni, con un progresso del 31% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. I 620 milioni di nuovi flussi di giugno sono confluiti interamente verso le soluzioni di risparmio gestito. La solidità nel trend di crescita ha portato a una revisione al rialzo delle attese di raccolta netta per il 2017 a 5 - 5,5 miliardi di euro dai precedenti 4- 4,5 miliardi di euro. Le masse gestite e amministrate per conto della clientela al 30 giugno 2017 sono stimate a 52 miliardi complessivi, con un rialzo del 9,5% da inizio anno.

La raccolta del mese ancora una volta si è indirizzata interamente verso prodotti di risparmio gestito e assicurativo (621 milioni) con un risultato cumulato da gennaio di 3,4 miliardi (+102% su base annuale) che equivale al 90% del totale dei nuovi flussi. Le soluzioni “contenitore”, finanziari e assicurativi, si confermano particolarmente richieste in virtù delle caratteristiche di personalizzazione e protezione che le contraddistinguono. La raccolta in queste soluzioni si è attestata a 510 milioni nel mese e a 2.806 milioni da inizio anno. Nel mese si segnala inoltre il buon risultato della raccolta di Fondi e SICAV, pari a 140 milioni nel mese che portano il dato da inizio anno a sfiorare il miliardo di raccolta netta (979 milioni).

Il management di Banca Generali, in occasione della pubblicazione dei dati sulla raccolta nel primo semestre, ha presentato a Londra nel corso del MiFID Day la propria organizzazione e modello di servizio alla luce dell’evoluzione normativa di settore – MiFID II – che sarà introdotta ad inizio 2018. In dettaglio, la società accelera verso il posizionamento da “banca private” (60% masse totali da clienti >500k) puntando sulla consulenza per la protezione del patrimonio, il controllo del rischio e la diversificazione di prodotto in funzione degli obiettivi, che anticipano le linee guida della direttiva MiFID 2. Il modello di servizio segue la tendenza affermata sul mercato italiano di “consulenza non indipendente” nel pieno rispetto della nuova normativa, presentando criteri di qualità e ricerca delle migliori soluzioni nell’interesse dei propri interlocutori.

Al fianco della consulenza finanziaria, infatti, la banca ha introdotto un’ Advisory evoluta in grado di offrire servizi distintivi di wealth management (sugli asset finanziari e non finanziari direttamente o tramite qualificate partnership), con innovativi meccanismi di pricing (tradizionale, fee on top o fee only), che rispondono alle indicazioni sollevate dalla normativa, aprendo a nuove opportunità. La banca del Leone ha anche lanciato una gamma di strumenti digitali tra cui - in primis – la piattaforma di advisory BGPA messa a disposizione della propria rete di professionisti per assistere in modo integrato e distintivo la propria clientela sull’intero patrimonio finanziario e non, in totale coerenza con il modello di servizio e di governance di prodotto.

Le iniziative già in corso prevedono inoltre una revisione dei processi bancari con l’obiettivo di instaurare un nuovo modello relazionale che passi da un sistema di processi verticali ad un processo E2E. A essa si affianca un nuovo modello di servizio del cliente con soluzioni bancarie dedicate a cui verrà data priorità nel corso del prossimo biennio. Il trend di crescita di Banca Generali viene stimato in continua ascesa nel prossimo triennio con una spinta dalle management fees, front e banking fees: la capacità di intercettare nuovi flussi di risparmio dalla clientela si rafforza grazie alla personalizzazione delle soluzioni di investimento, all’esclusività delle piattaforme digitali e all’approccio nel wealth management. Le masse vengono stimate a 70 miliardi al 2021 e i propri prodotti di investimento (contenitori finanziari e nuova sicav) si prevede raggiungano un obiettivo superiore al 30% del totale amministrato, raddoppiando dagli oltre 10 miliardi attuali.

Il top management della banca ha ricordato infine che la sostenibilità dei risultati risulta supportata dall’attenzione al contenimento dei costi operativi e a un’ulteriore riduzione dei costi legati alla crescita. L’amministratore delegato e direttore generale, Gian Maria Mossa (nella foto), ha dichiarato: “Siamo pronti a raccogliere le sfide della MiFID II forti di un modello di business che ci apre crescenti opportunità dal cambiamento normativo. La direttiva si inserisce infatti perfettamente nella direzione di qualità ed esclusività del nostro servizio. Abbiamo allargato il concetto di Advisory a tutti gli ambiti patrimoniali, a partire dalle soluzioni gestite che rafforzano la diversificazione e la protezione dei portafogli, e abbiamo arricchito il valore della consulenza mettendo a disposizione delle famiglie servizi evoluti di wealth management e nell’analisi del rischio. L’impegno nell’innovazione arricchisce poi il valore delle competenze dei nostri professionisti che confermano nei flussi diraccolta la capacità di intercettare i bisogni dei risparmiatori. Guardiamo con grande entusiasmo e fiducia alla crescita nei prossimi anni per un futuro sempre più da prima e vera banca private”.


Widiba rilancia le filiali e la consulenza "hololens"

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Widiba rilancia le filiali annunciando l'apertura immediata di 250 "nuove sedi" che arriveranno a quota 3.000 entro la fine dell'anno. Ma saranno tutte "filiali virtuali". Ad annunciarlo, nel corso di una conferenza stampa svoltasi oggi, martedì 11 luglio, a Milano, l'amministratore delegato di Widiba Andrea Cardamone e l'a.d. di MPS Marco Morelli.

 

"Abbiamo incrociato gli ultimi trend della tecnologia, studiato le nuove prospettive e alcuni tra i possibili scenari che impattano il mondo della distribuzione in generale" ha spiegato Cardamone nel mostrare alla stampa il progetto Widiba Home una filiale in virtual reality che ripropone l’esperienza della tradizione attraverso le tecnologie di ultima generazione. 

 

"Comandi oculari e vocali anche accompagnati dalla presenza di un umanoide restituiranno un modello di relazione semplificato e immediato" ha spiegato l'a.d. di Widiba che annuncia la "distribuzione" di 3.000 "filiali" (ovvero di 3.000 "occhiali") che permetteranno ai clienti di operare all'interno di un'agenzia riprodotta virtualmente scaricando un’app dedicata.

 

Il cliente potrà vivere una nuova prossimità della banca e avere un servizio 24 ore su 24, per 7 giorni su 7 tutto l'anno. "All’utente sarà sufficiente voltare la testa per vedere ciò che accade intorno a sé e comunicare vocalmente con l’umanoide per poter effettuare le disposizioni che desidera. Ancora una volta Widiba sviluppa un progetto di cui è proprietaria dell’idea strategica così come dello sviluppo" chiosa Cardamone.

 

Widiba Home entra però all'interno di un percorso che vede altre due grandi novità. Una è Widiba Street, la "delivery bank" che porterà il concetto di prossimità della banca anche sulla strada: si tratta di un mezzo itinerante all’interno del quale fruire della banca a 360°, dal prelievo dei contanti alla componente informativa e dispositiva tramite mixed reality. Il progetto partirà nel 2018 e prevede la definizione della presenza della street bank sul territorio sulla base del datamart di Widiba che permetterà di creare segmenti dinamici in base ai bisogni che vengono osservati in una determinata zona. Questo consentirà a Widiba di essere presente là dove c’è maggior esigenza e concentrazione di utenti minimizzando i tempi di delivery.

 

Ma la grande novità per il mondo della consulenza finanziaria sarà WidibaDialog, la mixed reality presente negli ufficio dei consulenti finanziari. Grazie ad una partnership con Microsoft per l'utilizzo di HoloLens, computer olografico in grado di dare forma a una realtà mista in cui il mondo reale si fonde con ologrammi virtuali. In particolare, grazie alla visiera trasparente fornita ai clienti che ne faranno richiesta, l’advisor potrà proiettare - ad esempio - il report sull’analisi dei bisogni, così come la situazione del portafoglio o una nuova proposta di consulenza. 

 

Il cliente, sfruttando la capacità di HoloLens di comprendere i movimenti, potrà confermare la proposta elaborata tramite la piattaforma Wise di robo for advisor. "Un sistema che trasforma le password dispositive in gesti rendendo ancora più immediata la fruizione della parte transazionale della banca" si legge nella nota diffusa dalla società. Inoltre, il cliente, sempre negli uffici dei consulenti finanziari, potrà utilizzare il device per accedere in modalità self service ed effettuare anche disposizioni bancarie con un mix di comandi vocali e gestuali supportati da un assistente virtuale, nuovo “partner” a supporto dei consulenti per consolidare il livello di servizio verso i loro clienti.

 

“La tecnologia è un fattore sempre più strategico per la trasformazione dei modelli di business delle organizzazioni di ogni dimensione e settore" ha spiegato Carlo Purassanta, amministratore delegato di Microsoft Italia. "Il futuro appartiene alle aziende che sapranno sfruttare i dati per trarne informazioni strategiche, così da poter offrire ai propri clienti servizi nuovi ed esperienze sempre più complete. Siamo felici di accompagnare Widiba in questo progetto di innovazione reale, capace di migliorare e arricchire l’esperienza dei correntisti".

 

 

La prima fase del set up avverrà con il team Widiba e Microsoft, nel suo headquarter americano a Seattle, per poi aprire il dialogo sul web con gli utenti che, con i loro suggerimenti, potranno partecipare alla costruzione attiva dell’applicazione così come è stato per la nascita della banca. Entro dicembre 2017 le prime istallazioni.

Reclutamenti: nuovo settebello targato Fideuram

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Nei primi sei mesi dell’anno Fideuram e Sanpaolo Invest hanno inserito 180 nuovi private banker che portano il numero complessivo dei professionisti nelle due reti a quota 5.042. In particolare, si segnalano sette nuovi inserimenti di rilievo. In Fideuram sono entrati di recente Mauro Garolla (Friuli Venezia Giulia), Elisabetta Giunta (Emilia Romagna), Filippo Coeli (Veneto) e Sauro Barontini (Toscana). Tre gli ingressi clou in Sanpaolo Invest: Dario Pederzani (Lombardia), Massimo Reali (Lazio) e Marco Guerra (Emilia Romagna).

Consob: Da inizio anno oltre 1.100 ricorsi all'Acf

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Nei primi sei mesi d’attività al nuovo Arbitro per le Controversie Finanziarie (Acf) della Consob sono arrivati 1.122 ricorsi, che rappresentano un dato superiore rispetto alle nostre stime iniziali. La crescita è stata esponenziale: 82 ricorsi a gennaio, 178 a marzo, 219 a maggio, 273 in giugno. Dei 1.122 ricorsi sono stati dichiarati irricevibili e inammissibili un centinaio circa di richieste (76 inammissibili e 23 irricevibili): 21 per mancanza del ricorso preventivo all’intermediario, altri 65 perché costituivano materia che non rientrava tra le competenze Consob, oltre a 11 per indeterminatezza della domanda» e due per mancato rispetto del termine dei 60 giorni dal reclamo.

I dati sono stati annunciati dal presidente dell’organismo, Giampaolo Barbuzzi, a margine di un evento in Bocconi, come riporta l'agenzia MF Dow Jones. "Pensavamo che la fase di start-up potesse avere un volume di attività meno intenso, considerando l’effetto novità di uno strumento ancora poco conosciuto e il fatto che prima di presentare ricorso all’Acf sia necessario ricorrere al proprio intermediario e avere una risposta negativa. I numeri del primo semestre dicono invece che non è così. Si avvertiva l’esigenza di avere uno strumento di risoluzione stragiudiziale delle controversie in materia finanziaria" ha osservato comunque Barbuzzi. 

CNP Partners lancia una polizza multiramo PIR compliant

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CNP Partners (gruppo CNP Assurances) ha presentato una nuova release di CNP iNVESTMENT iNSURANCE SOLUTION - PIR, la polizza multiramo che rientra tra le soluzioni destinate ai Piani di Risparmio a lungo termine (PIR). La nuova versione di CiiS PIR, a soli 3 mesi dal lancio della prima, offre ai clienti una scelta ancora più ampia fra diverse soluzioni di investimento, che includono: 14 OICR gestiti da alcune delle principali SGR italiane e due SICAV estere; un fondo interno assicurativo con delega di gestione a Edmond de Rothschild; la Gestione Separata, fino ad un massimo del 10% dell’investimento. L

La nuova versione del prodotto sarà disponibile per i nuovi clienti ma anche per coloro che hanno già sottoscritto CiiS PIR, che potranno scegliere anche tra le nuove soluzioni d’investimento proposte da CNP Partners. Inoltre, la soglia di ingresso è stata resa ancora più accessibile: il premio minimo di accesso è infatti passato da  5.000 a 2.500 euro. CiiS PIR, inoltre, consente di unire ai vantaggi fiscali (quali l’esenzione dall’imposta sul capital gain e dall’imposta di successione), previsti dalla Legge di Bilancio 2017, i vantaggi propri dei prodotti assicurativi, come l’esclusione dall’asse ereditario e il diritto proprio del beneficiario.

Come noto, per poter beneficiare degli incentivi fiscali è necessario mantenere l’investimento per almeno 5 anni con la possibilità di investire non più di 30.000 all’anno, per un importo totale del piano individuale di 150.000. Arcadio Pasqual, d.g. di CNP Partners, ha commentato: “Siamo molto soddisfatti dell’interesse che ha riscosso in questi mesi il nostro prodotto multiramo conforme alla normativa PIR. Oggi manteniamo la promessa fatta ad aprile: una continua evoluzione del prodotto per essere sempre i pionieri dell’innovazione. Continuiamo ad essere gli unici che offrono un’ampia gamma di soluzioni all’interno di un unico prodotto dove il cliente è libero di variare il proprio portafoglio d’investimento al modificarsi dello scenario o delle proprie esigenze, senza dover mai rinunciare ai vantaggi di lungo termine offerti dai nuovi PIR”.

Crowdinvesting: ecco i numeri in Italia negli ultimi 12 mesi

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Una cifra record, 138,6 milioni di euro: è quanto è stato raccolto in Italia tra l'1 luglio 2016 e il 30 giugno 2017 attraverso le piattaforme di crowdinvesting, cifra che ha portato il valore totale del mercato a 189,2 milioni. Il crowdinvesting, che a livello mondiale ormai catalizza ingenti risorse, si va dunque affermando anche da noi come strumento alternativo di finanziamento, in particolare per le piccole e medie imprese, coinvolgendo la 'folla' di Internet per raccogliere capitale. A sancirlo è il secondo Report italiano sul Crowdinvesting, realizzato dall'Osservatorio Crowdinvesting della School of Management del Politecnico di Milano che analizza i principali player dei tre i comparti del settore, cioè l'equity crowdfunding, il lending crowdfunding e l'invoice trading.

Considerando l’equity crowdfunding alla data del 30 giugno 2017 i portali autorizzati in Italia erano 19 come nel giugno 2016 (con alcuni nuovi arrivi e alcuni ritiri) ma le campagne di raccolta all’attivo erano più che raddoppiate, passando da 48 a 109, di cui 36 chiuse con successo, 53 chiuse senza successo e 20 ancora aperte. Il capitale raccolto dal 2012 ammontava a 12,4 milioni di euro, di cui ben 6,85, cioè oltre la metà, soltanto negli ultimi 12 mesi. Alla stessa data l’Osservatorio aveva censito 1.196 investitori: 1.068 persone fisiche, in netta predominanza uomini sui 43,3 anni di media (ma è aumentata l'incidenza dei giovani), e 128 persone giuridiche, tra cui è ancora troppo poco frequente la presenza di investitori professionali in ambito finanziario, come i fondi di venture capital.

Nell’ambito del lending crowdfunding le piattaforme attive sono decisamente aumentate: al 30 giugno 2017 erano 6 in ambito consumer (3 un anno fa) e 3 in ambito business (era una soltanto un anno prima). Le risorse finora raccolte attraverso i portali ammontano a 88,3 milioni di euro, di cui 15 erogati a imprese. Il flusso degli ultimi 12 mesi è stato pari a 56,6 milioni e ha determinato una crescita sostanziale del mercato, grazie soprattutto all’arrivo in Italia di due piattaforme francesi, ma anche alla crescita del segmento business. I prestatori iscritti alle piattaforme consumer risultano essere più di 11.000, per il 90% maschi con un’età compresa fra 38 e 46 anni. 

Bper Banca: ok del cda all'incorporazione di Carife

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Via libera dal cda di Bper Banca, riunitosi l’11 luglio, al progetto di fusione per incorporazione di Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara in Bper Banca. L'operazione - afferma una nota della banca emiliana - è coerente con il piano di intervento di recente avviato in Nuova Carife ed è volta a conseguire un miglioramento dell'efficienza operativa e un più agevole presidio e controllo dei rischi unitamente a sinergie di costo e di ricavo.

Il cda, secondo quanto riporta l’l’agenzia MF - Dow Jones, avrebbe discusso anche l’operazione di acquisto, assieme alla Popolare di Sondrio, del 40% di Arca detenuto da Popolare di Vicenza e Veneto Banca. L’asset manager non è rientrato all’interno degli asset acquistati da Intesa Sanpaolo, la banca che ha partecipato al salvataggio dei due istituti veneti grazie all’intervento dello Stato che verserà 17 miliardi di euro, ma è finita tra gli asset in vendita.

Laura Nateri guiderà l'asset management italiano di Lazard

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Lazard Fund Managers affida a Laura Nateri (nella foto) la guida del business in Italia. L'ex-country head e head of business development per l'Italia di Aberdeen Asset Management è stata nominata country head per l'Italia di Lazard FM e sarà responsabile della branch basata a Milano della società.

 

"La divisione di asset management di Lazard" si legge in una nota diffusa dalla società "offre una gamma di soluzioni di investimento azionari, obbligazionari ed alternativi a livello globale. Le società affiliate del polo di asset management hanno in gestione 215 miliardi di dollari (dati al 31 marzo). Lazard Fund Managers è il polo di distribuzione delle attività di Asset Management di Lazard in Europa Continentale, presente sul mercato italiano con la gamma di fondi UCITS gestiti da Lazard Asset Management e Lazard Frères Gestion".

 

Laura Nateri, in precedenza ha lavorato anche allo sviluppo commerciale dell'asset management di Credit Suisse, dopo una lunga esperienza nel Gruppo BNP Paribas.


Big Data: saranno il nuovo petrolio?

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È ormai sotto gli occhi di tutti il fatto che l’innovazione tecnologica abbia messo il turbo, trasformandosi in una vera e propria evoluzione, che sta cambiando le nostre vite e anche il modo di fare business attraverso 3 fenomeni fondamentali:

  • la tecnologia è sempre più accessibile e diffusa e negli ultimi 5 anni la crescita del settore è passata da lineare a esponenziale;
  • la digitalizzazione è ormai una realtà consolidata e si sta assistendo a un’esplosione dei dati;
  • si va sempre di più in direzione di sistemi cognitivi e intelligenza aumentata.


Proprio relativamente a quest’ultimo fenomeno, le specificità dell’applicazione dell’intelligenza artificiale e dell’uso di algoritmi sistematici nella diversificazione intelligente dei portafogli sono state oggetto di approfondimento in un evento organizzato da GAM all’Hotel Mandarin Oriental di Milano, riservato a consulenti finanziari e bankers, al quale sono intervenuti esperti d’investimenti sistematici, Intelligenza Artificiale e psicologi.

Oggi infatti assistiamo ad una produzione immensa di dati, che costituiscono un valore inestimabile per le imprese. “In un mercato sempre più dinamico e competitivo una delle principali sfide per le aziende è quella di identificare quali sono i dati strategici da selezionare e gli strumenti più adeguati per comprenderli e analizzarli” ha commentato Luca Altieri, Direttore Marketing, Communications & Citizenship di IBM Italia.
Secondo l’esperto dunque i Big Data possono essere definiti “il nuovo petrolio” solo se si riesce ad interpretarli correttamente a vantaggio del proprio business e la tecnologia non viene più utilizzata per ottenere un vantaggio competitivo ma diventa condizione necessaria e imprescindibile per sopravvivere e rimanere competitivi sul mercato, come dimostra ad esempio Ford attraverso car sharing, web content a supporto dei clienti e app per parcheggiare. In particolare il settore tecnologico vede significativamente abbattute le barriere di ingresso e sempre più una concorrenza da competitors non tradizionali e l’avvento digitale permette di entrare sul mercato senza Capex e la conseguente diffusione della Digital Disruption, per cui Uber non possiede automobili, Airbnb non possiede immobili, Alibaba non ha magazzino e Facebook non produce nessun contenuto.

Ma cosa hanno in comune GAM e IBM? Come spiegato da Riccardo Cervellin, Amministratore Delegato di GAM (Italia) SGR, entrambe utilizzano la tecnologia per soddisfare i bisogni dei clienti. “L’analisi dei Big Data consente di conoscere le preferenze del pubblico e orientare le offerte commerciali e politiche e permette di raccogliere segnali di secondo ordine che concorrono alla migliore comprensione dello scenario: è questa la novità delle gestioni sistematiche, algoritmi complessi disegnati per selezionare i segnali e prendere decisioni coerenti”, ha continuato Cervellin.

Il tema di come le nuove frontiere dell’Intelligenza Artificiale possano essere applicate nel campo degli investimenti è stato affrontato da Anthony Lawler, Co-Head di GAM Systematic (la piattaforma che annovera strategie Diversified Macro, Alternative Risk Premia ed Equity Market Neutral nata dall’acquisizione di Cantab Capital Partners da parte di GAM nel 2016) e Portfolio Manager del fondo GAM Systematic Alternative Risk Premia.  Come spiegato dall’esperto, si parla di “strategie sistematiche” quando il processo di investimento è governato da algoritmi complessi e testati che analizzano milioni di dati, sfruttando i Big Data attraverso la potenza dei sistemi di Machine Learning (l’abilità dei computer di imparare senza essere stati programmati). Essendo le decisioni di investimento di un processo sistematico basate su regole formulate con chiarezza e trasparenza, l’investimento è scevro dai bias cognitivi che insidiano le valutazioni umane. Il processo è inoltre ripetitivo, trasparente e, soprattutto, condotto sotto la stretta sorveglianza dell’uomo: l’obiettivo è quello di raggiungere rendimenti positivi in termini assoluti con una bassa correlazione con le asset class tradizionali. Questa tecnologia permette dunque di investire all’interno di un grande insieme di asset class liquide (bond, valute, credito, azioni e commodity) e allo stesso tempo gestisce i costi in modo razionale.

A conferma di questa tesi è intervenuto anche il professor Paolo Legrenzi, Professore Emerito di Psicologia presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e curatore della rubrica settimanale “I Soldi in Testa” di GAM, che ha affermato “gli algoritmi non hanno bias comportamentali e non si lasciano distrarre dalle emozioni e questo è un fattore positivo. D’altro canto, la fiducia non è trasponibile alla macchina e questo aspetto rende ancora più fondamentale il ruolo e il lavoro dei consulenti”.

Etf: a giugno gli obbligazionari raccolgono più dell'equity

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A giugno il mercato europeo degli Etf ha continuato a crescere a ritmi sostenuti. Nel corso del mese, la raccolta netta di nuovi capitali ha raggiunto un totale di 8,5 miliardi di euro, stando ai dati di Lyxor AM. Le masse in gestione complessive degli Etf sono aumentate del 12% rispetto alla fine dello scorso anno, portandosi a 578 miliardi di euro, compreso il contributo positivo della performance di mercato (2%). Per la prima volta da settembre 2016, gli Etf obbligazionari hanno generato una raccolta netta di nuovi capitali superiore a quella dei replicanti azionari che sono scesi a 4 miliardi di euro.

In Europa, i Paesi e i settori orientati alle esportazioni hanno subito una correzione dovuta all'apprezzamento dell'euro. In questo contesto, gli afflussi verso gli Etf azionari europei hanno accusato una marcata flessione a 860 milioni di euro. Gli Etf azionari statunitensi hanno generato 392 milioni di euro, malgrado notizie macroeconomiche contrastanti. Anche gli afflussi verso gli Etf globali sono scesi, toccando quota 634 milioni di euro. Sostenuti dalle valutazioni ritenute convenienti, gli Etf azionari dell'area Asia-Pacifico hanno registrato una forte crescita della raccolta, attestatasi a 866 milioni di euro. Gli Etf azionari dei mercati emergenti hanno evidenziato afflussi per 1,4 miliardi di euro, che si sono ancora una volta concentrati quasi esclusivamente sugli Etf privi di specifica focalizzazione geografica piuttosto che su quelli orientati su singoli Paesi.

I flussi verso gli Etf smart beta si sono attestati a 584 milioni di euro. Gli Etf generatori di reddito sono tornati in territorio positivo, con una raccolta di 181 milioni di euro, mentre gli Etf Value hanno subito un rallentamento a 294 milioni di euro. Gli afflussi verso gli Etf obbligazionari sono saliti a 4,5 miliardi di euro, il livello più alto da luglio 2016. Le obbligazioni societarie hanno continuato a registrare cospicui afflussi per 1,8 miliardi di euro, favorite dal perdurante rally delle emissioni societarie europee.

Gli Etf sul debito dei mercati emergenti hanno attirato maggiori capitali, con una NNA pari a 1,4 miliardi di euro, in un contesto di persistente ricerca di rendimento. Gli Etf High Yield sono stati oggetto di deflussi per 82 milioni di euro, mentre gli Etf sui titoli di Stato europei hanno registrato afflussi per 824 milioni di euro. Negli Etf indicizzati all'inflazione sono confluiti 196 milioni di euro. I flussi relativi alle malle materie prime sono divenuti negativi (-56 milioni di euro). In questo ambito, i deflussi si sono concentrati in particolare sugli Etf con esposizione diversificata alle commodity.

Ex-manager Sanpaolo Invest nel CdA di Consultinvest

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Nuova avventura per Ettore Betti. Il manager, noto al mondo della consulenza finanziaria per il ruolo di responsabile della direzione gestione operativa di Sanpaolo Invest dal 2006 al 2012 e per la sua presenza nel CdA di Assoreti Formazione Studi e Ricerche dal 2009 al 2015, Betti è entrato nel Consiglio di Amministrazione di Consultinvest SIM in qualità di consigliere indipendente. 

 

Betti ha anche fatto parte del Comitato Direttivo di OCF (Organismo per la Vigilanza e la Tenuta dell’Albo Unico dei Consulenti Finanziari) dal 2010 al 2016.

Allfunds spinge la rivoluzione fintech nel wealth management

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Allfunds conferma la sua vocazione all’offerta di servizi all’avanguardia con il lancio di una nuova piattaforma proprietaria basata sulla tecnologia API, ampiamente utilizzata dalle istituzioni finanziarie che operano nella nuova era digitale. Concepita per ottimizzare la fruizione dei servizi offerti da Allfunds ai suoi oltre 550 clienti, la nuova piattaforma è rivolta in particolare alle società di wealth management, con la finalità di consentire loro di compiere un ulteriore passo nel processo di rivoluzione digitale in atto, con vantaggi significativi sia in termini di capacità di generare nuovi flussi di reddito che di migliorare la qualità dei servizi offerti ai loro clienti finali.

Allfunds Bank è una piattaforma di fondi comuni d’investimento dedicata esclusivamente a clienti istituzionali e può contare più di 285 miliardi di euro di asset intermediati, offrendo quasi 53.000 fondi di più di 559 società di gestione, con una presenza locale in Spagna, Italia, Regno Unito, Cile, Emirati Arabi Uniti, Svizzera, Colombia, Lussemburgo e Singapore. "L’iniziativa API di Allfunds - si legge in una nota - è la prima di una serie di innovazioni che si propongono di rafforzare ulteriormente la leadership della società, confermandola non solo come la più grande piattaforma Europea per la distribuzione di fondi comuni, ma anche come partner Fintech elettivo per l’industria del wealth management. In quest’ottica API, oltre a rappresentare uno strumento digitalizzato innovativo per accedere in modo più veloce, flessibile, semplice ed economico alla vasta gamma dei servizi offerti da Allfunds sui fondi in distribuzione, garantisce altresì l’accesso ad applicazioni di terze parti che si avvalgono di API standardizzati e conformi alle norme regolamentari di prossima attuazione, come la MiFID II".

Il lancio della piattaforma API rappresenta il primo passo di un processo di trasformazione volto ad un ulteriore e progressivo potenziamento della capacità di Allfunds di anticipare i bisogni e le evoluzioni del settore in chiave digitale e sarà seguito a breve dall’offerta di un innovativo sito web dedicato ai clienti distributori e di una nuova interfaccia per gli sviluppatori API che consentirà ad Allfunds di sviluppare e gestire anche portali front-end per conto dei distributori. “Con il lancio della piattaforma API di Allfunds ci proponiamo di fornire ai nostri clienti, ai partner e ai loro sviluppatori, la possibilità di innovare ed espandere i loro business, consentendo loro di potersi avvalere di una modalità più semplice, veloce e sicura per interagire con i loro clienti" commenta Juan Alcaraz, ceo di Allfunds. “La piattaforma integrerà la tecnologia e i servizi di Allfunds con le soluzioni digitali del cliente in modo facile ed economicamente efficiente. Rafforzerà inoltre la nostra posizione come provider all’avanguardia nell’offerta di servizi tecnologici innovativi, accompagnando i nostri clienti nel loro percorso di crescente digitalizzazione dei servizi”.

"In Italia, vediamo una crescente domanda da parte delle istituzioni finanziarie di accesso ai nostri servizi accompagnata però dall’esigenza di poterne fruire in modo più flessibile ed immediato grazie alle nuove tecnologie disponibili" aggiunge Licia Megliani, country head Italia di Allfunds. "Le API rappresentano un’ulteriore opportunità per fornire servizi a valore aggiunto anche per soddisfare requisiti normativi come quelli che saranno imposti dalla MiFID II. Con le nostre innovazioni siamo impegnati a sostenere e supportare l’evoluzione digitale e le strategia di business degli investitori istituzionali".

SocGen lancia quattro certificati sulle valute emergenti

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Societe Generale ha portato sul SeDeX di Borsa Italiana quattro nuovi certificati Cash Collect Protection PLUS+ su valute emergenti. Questi nuovi strumenti permettono di investire sul tasso di cambio tra l’euro e la valuta di Messico, Sudafrica, Brasile e Turchia. I quattro certificati forniscono una protezione aggiuntiva del capitale a scadenza grazie all'effetto Protection PLUS+ fornito da SG che consente di avere, a scadenza e in caso di perdite consistenti del sottostante, una protezione ulteriore del capitale rispetto ai classici Cash Collect Certificates. 

Se a scadenza il sottostante supera la barriera prefissata, infatti, i Cash Collect tradizionali rimborsano il valore Nnominale diminuito della perdita totale del sottostante. I Cash Collect Protection PLUS+ di Societe Generale, invece, forniscono un ulteriore paracadute, rimborsando il valore nominale diminuito soltanto della differenza tra la perdita del sottostante e la barriera (pari al 30%).  

Vincenzo Saccente, co-head Public Distribution di Societe Generale in Italia, ha commentato: “In seguito al successo registrato dalle precedenti emissioni abbiamo deciso di rendere questi strumenti accessibili a un maggior numero di investitori quotandoli anche sul segmento di Borsa Italiana dedicato ai certificati. Le valute di Messico, Sudafrica, Brasile e Turchia rappresentano un’asset class molto interessante in termini di rendimento. Non bisogna sottovalutare, però, l’elevata volatilità che le caratterizza: proprio per questo, l’Effetto Protection PLUS+ costituisce un elemento di protezione aggiuntivo per chi voglia approcciare questi mercati”.

Brexit: il Regno Unito piace sempre meno agli investitori

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Il Regno Unito sembra non convincere più il mercato e la prospettive non chiare sull'esito della Brexit rischiano di mettere in fuga molti investitori istituzionali. Stando ai risultati dell'ultimo sondaggio trimestrale condotto da State Street Corporation (il Brexometer) relativo al sentiment degli investitori istituzionali in merito all'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea, segnala un aumento della percentuale di coloro che hanno affermato di voler ridurre i gli asset che detengono nell'isola, passata dal 2% al 20%.

Una percentuale inferiore rispetto a coloro che stimano di accrescere la propria esposizione nei prossimi sei mesi nel paese: in questo caso sono il 16%, il 3% in più rispetto al primo trimestre del 2017. Oltre a tutto ciò, la maggioranza degli intervistati (72%) ritiene che la Brexit avrà un impatto sul proprio business, una percentuale in calo di sette punti rispetto ai dati del secondo trimestre del 2017.

Michael Metcalfe, responsabile Global Macro Strategy di State Street Global Markets, ha commentato: "La scadenza di marzo 2019 è più vicina di un trimestre, ma né le elezioni nel Regno Unito né l’avvio dei negoziati per la Brexit sono riusciti a definire quello che succederà. Anzi, i possibili scenari sono addirittura aumentati. Il mancato raggiungimento della maggioranza da parte del partito Conservatore alle recenti elezioni parlamentari e la necessità di creare una coalizione con il Democratic Unionist Party hanno incrementato le speranze per una versione più morbida della Brexit e, allo stesso tempo, le possibilità di uno stallo politico o di un mancato raggiungimento di un accordo".

 

Mercati: ecco cosa guardare nel secondo semestre

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Siamo ormai entrati nel secondo semestre, ma risulta evidente che gli investimenti continuano ad essere influenzati dagli stessi tre fattori che hanno dominato la prima parte del 2017. A farlo notare è, nella suo ultimo outloook mensile, Hans-Jörg Naumer, global head of Capital Markets & Thematic Research di Allianz Global Investors, che aggiunge: “Nonostante alcuni motivi di instabilità siano stati superati in modo piuttosto soddisfacente, nel contesto attuale, in considerazione del livello dei rendimenti offerti dai mercati monetari e obbligazionari, i premi per il rischio assumono una notevole rilevanza”.

Secondo l’esperto, nel complesso la situazione geopolitica appare meno incerta. “Una recente notizia positiva è la solida maggioranza parlamentare su cui potrà contare il nuovo presidente francese Emmanuel Macron per attuare il suo programma di riforme. Ma a livello internazionale le problematiche ancora da affrontare sono diverse. I negoziati sulla Brexit sono stati avviati da un governo indebolito dopo le recenti elezioni; la Trumponomics procede verso la fase di realizzazione, ma non sappiamo ancora se le promesse di generosi stimoli congiunturali saranno mantenute” sottolinea Naumer.

Quanto alla politica monetaria, Naumer ricorda che la Fd alla fine ha deciso di aumentare per la seconda volta i tassi di riferimento, a conferma del giudizio positivo sulla solidità dell’economia USA. Per quanto riguarda invece la Bce, per l’esperto è auspicabile che, con l’arrivo dell’autunno, renda note le modalità con cui intende inizialmente ridurre e poi porre fine agli acquisti di titoli, prima di iniziare ad alzare i tassi presumibilmente nel corso del 2018. La Bank of Japan, invece, dovrebbe portare avanti la linea attuale e “mantenere il piede sull’acceleratore”. “In tale contesto, nel 2018 la liquidità delle Banche Centrali dovrebbe raggiungere un nuovo massimo e nel complesso le iniezioni di liquidità si manterranno significative. Le riunioni dei tre principali istituti previste per questo mese non dovrebbero riservare sorprese a tale proposito” conclude.


UE vs USA: chi vincerà per Candriam nel secondo semestre

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Chi se la caverà meglio tra USA ed Europa nel secondo semestre? Se lo è chiesto Nadège Dufossé (nella foto), head of Asset Allocation di Candriam. Ecco la sua analisi delle due aree. Per l'esperta ormai il recupero dell'area euro è ben avviato e nel 2017-18 e dovrebbe contribuire a una crescita superiore al tendenziale. "Ciò ci ha portato a innalzare le nostre aspettative di profitto per le azioni dell'area euro su cui siamo sovraesposti. Dopo la crisi finanziaria del 2008, la crisi dei debiti sovrani del 2011 e gli shock commodity/dollaro forte del 2014 che hanno aumentato ripetutamente le pressioni deflazionistiche nella regione, attualmente sono in gioco vari elementi di sostegno. Innanzitutto, per la prima volta dalla crisi il settore societario europeo gode di una revisione dei profitti al rialzo. La prospettiva di utili in ascesa si traduce in una valutazione attraente in termini assoluti e, in modo più importante per gli investitori esteri, in termini relativi, a 15 volte su base prospettica a 12 mesi rispetto a 18 volte per il mercato USA" spiega. L'esperta che prevede nei prossimi 12 mesi il mercato azionario dell'area euro metta a segno un rendimento superiore al 10%.

 

Quanto agli USA, pur rimanendo favorevoli, Dufossé fa notare che le dinamiche espansionistiche globali sono divenute meno uniformi rispetto alla fine del 2016. "Nel primo trimestre l'espansione ciclica degli Stati Uniti ha rallentato il passo e i dati sull'attività economica non viaggiano ancora di pari passo con l'ottimismo dei sondaggi, il che ci ha portato a ridurre a neutrale l'esposizione sull'azionariato statunitense. Ci aspettiamo che nel corso dell'anno l'economia statunitense recuperi il terreno perso. In base alle valutazioni attuali, a 18 volte gli utili prospettici, i mercati statunitensi appaiono come la regione più costosa con una base di crescita a una cifra. La mancanza di successo politico presso il Congresso, inclusa la ricezione critica della richiesta di bilancio dell'AF 2018 nonché l'escalation dei temi sensibili hanno posto in discussione la credibilità della nuova amministrazione" sottolinea.

Dufossé, tuttavia, prevede pressioni rialziste sui rendimenti obbligazionari statunitensi meno intense rispetto a quelle registrate nel periodo immediatamente successivo alle elezioni presidenziali che potrebbero comunque spingere il rendimento dei Treasury USA a dieci anni verso il 2,90% entro la metà del 2018, mentre i mercati creditizi subiranno l'incidenza negativa del rialzo dei tassi con un potenziale di contrazione ulteriore minimo rispetto ai livelli attuali. "La vittima collaterale dell'attuale politica della nuova amministrazione e della riscoperta dell'Europa è il dollaro americano" conclude l'esperta. 

Per Fidelity il ciclo rialzista non è canora finito

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I mercati rialzisti nascono dal pessimismo e muoiono di euforia. Lo scrive nel suo ultimo outlook Fidelity International, aggiungendo una postilla: in base a questo criterio, l’attuale ciclo rialzista - già di per sé uno dei più lunghi della storia - è destinato a proseguire. "Questo è stato uno dei mercati rialzisti meno entusiasmanti che si ricordino. Si tratta di una caratteristica che tuttavia aiuta a spiegarne l’eccezionale longevità. Certamente non si osserva in questo caso un atteggiamento teso a idolatrare l’azionario o permeato dal timore di restare esclusi, che invece era evidente nei precedenti picchi di mercato. I progressi del mercato sono inoltre sostenuti da una maggiore crescita degli utili" spiegano gli esperti dell'asset manager americano. 

Per il terzo trimestre Fidelity International suggerisce di concentrarsi su tre i temi dominanti. Eccoli. 

1. Il mercato rialzista è intatto ma prima o poi volgerà al termine
Il ciclo rialzista è ancora in corso, nonostante siano ampiamente diffusi i timori relativi alle modalità e alle tempistiche rispetto a una sua futura conclusione. L’attuale ciclo è stato infatti particolarmente lungo: con i suoi 99 mesi trascorsi da marzo 2009, si aggiudica il secondo posto per durata dalla Seconda Guerra mondiale. La gestione di molte problematiche relative ai titoli azionari è stata efficace, permettendo ai mercati di registrare una marcata crescita, che nel breve termine non prevediamo si arresterà.

2. L’aumento degli utili va a sostegno dei mercati azionari
L’Europa è la regione più interessante. L’aumento degli utili sta sostenendo i mercati azionari e il Vecchio Continente, in particolare, trae vantaggio da un effetto di accelerazione della crescita economica e degli utili, in particolare in seguito allo scemare dei timori inerenti la politica. Le revisioni degli utili europei sono in territorio stabilmente positivo e attualmente le stime superano quelle statunitensi anche nell’ambito della crescita dei ricavi.

3. Inflazione e Cina sono i fattori da monitorare
L’inflazione statunitense è stata insolitamente debole per tre mesi consecutivi, senza impedire alla Federal Reserve di aumentare i tassi durante la riunione di giugno. Una debolezza sostenuta farebbe sorgere dubbi sullo stato dell’economia americana, pertanto i dati relativi a crescita e inflazione negli Stati Uniti saranno anticipati e analizzati con attenzione. Nel frattempo la Cina sta tentando di porre un freno ad alcuni settori dell’economia, migliorando la trasparenza finanziaria. Si può, in particolare, osservare un inasprimento delle normative e delle condizioni finanziarie nel settore bancario, mentre la crescita creditizia ha subito un rallentamento. Confermiamo il nostro ottimismo verso i titoli internet cinesi, che stanno registrando una crescita notevole.

Ecco le dieci banche più grandi del mondo

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ICB of China diventa a fine 2016 la più grande banca del mondo con attivi per 3.297 miliardi di euro, scalzando JP Morgan Chase che scivola in seconda posizione (3.178 miliardi di euro). È quanto emerge dall’ultimo studio di Mediobanca che analizza i risultati economici e la struttura patrimoniale d ei 66 maggiori gruppi bancari internazionali: ventotto hanno sede in Europa, quattordici in Giappone e altri quattordici negli Stati Uniti. La Cina è presente in classifica con dieci maggiori banche. Nelle prime 6 posizioni quattro banche sono cinesi, due statunitensi, la settima è giapponese (Mitsubishi).

La britannica HSBC in ottava posizione è la prima è la maggiore banca europea ( 2.352 miliardi) e precede la francese BNP Paribas (2.341 miliardi). UniCredit è 24esima (879 miliardi), Intesa Sanpaolo 35esima (766 miliardi). Dal 2009 la cinese Industrial Bank è cresciuta più di tutti (+357%) , ma tutte le cinesi hanno almeno raddoppiato la dimensione. Solo la statunitense Capital One tiene il passo con loro (+110%). Riduzione per UniCredit ( -7,5%), crescita per Intesa Sanpaolo (+16%).

Nel 2016 i ricavi della banche Usa sono cresciut i dell’1,7%, in Europa sono calati del 6,2% . Le banche europee hanno ceduto margine d’interesse ( -5,3% vs +3,8% negli USA) e commissioni (-6% vs -2,6%) e non si sono risolleva te neanche con il trading (-14% vs +14%). Inevitabile - fanno notare gli esperti di Mediobanca - lo sforzo di contenimento dei costi operativi (-2,8% in Europa e - 0,4% negli USA), anche perché le rettifiche su crediti continuano a mordere (+10,8% Europa, +22,1% negli USA). Il risultato corrente si contrae di quasi il 25% in Europa e cresce del 2% per negli USA , quello netto cade del 32% in Europa (5 istituti su 21 in perdita) e migliora del 23,6% negli USA.

Per Fidelity il ciclo rialzista non è ancora finito

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I mercati rialzisti nascono dal pessimismo e muoiono di euforia. Lo scrive nel suo ultimo outlook Fidelity International, aggiungendo una postilla: in base a questo criterio, l’attuale ciclo rialzista - già di per sé uno dei più lunghi della storia - è destinato a proseguire. "Questo è stato uno dei mercati rialzisti meno entusiasmanti che si ricordino. Si tratta di una caratteristica che tuttavia aiuta a spiegarne l’eccezionale longevità. Certamente non si osserva in questo caso un atteggiamento teso a idolatrare l’azionario o permeato dal timore di restare esclusi, che invece era evidente nei precedenti picchi di mercato. I progressi del mercato sono inoltre sostenuti da una maggiore crescita degli utili" spiegano gli esperti dell'asset manager americano. 

Per il terzo trimestre Fidelity International suggerisce di concentrarsi su tre i temi dominanti. Eccoli. 

1. Il mercato rialzista è intatto ma prima o poi volgerà al termine
Il ciclo rialzista è ancora in corso, nonostante siano ampiamente diffusi i timori relativi alle modalità e alle tempistiche rispetto a una sua futura conclusione. L’attuale ciclo è stato infatti particolarmente lungo: con i suoi 99 mesi trascorsi da marzo 2009, si aggiudica il secondo posto per durata dalla Seconda Guerra mondiale. La gestione di molte problematiche relative ai titoli azionari è stata efficace, permettendo ai mercati di registrare una marcata crescita, che nel breve termine non prevediamo si arresterà.

2. L’aumento degli utili va a sostegno dei mercati azionari
L’Europa è la regione più interessante. L’aumento degli utili sta sostenendo i mercati azionari e il Vecchio Continente, in particolare, trae vantaggio da un effetto di accelerazione della crescita economica e degli utili, in particolare in seguito allo scemare dei timori inerenti la politica. Le revisioni degli utili europei sono in territorio stabilmente positivo e attualmente le stime superano quelle statunitensi anche nell’ambito della crescita dei ricavi.

3. Inflazione e Cina sono i fattori da monitorare
L’inflazione statunitense è stata insolitamente debole per tre mesi consecutivi, senza impedire alla Federal Reserve di aumentare i tassi durante la riunione di giugno. Una debolezza sostenuta farebbe sorgere dubbi sullo stato dell’economia americana, pertanto i dati relativi a crescita e inflazione negli Stati Uniti saranno anticipati e analizzati con attenzione. Nel frattempo la Cina sta tentando di porre un freno ad alcuni settori dell’economia, migliorando la trasparenza finanziaria. Si può, in particolare, osservare un inasprimento delle normative e delle condizioni finanziarie nel settore bancario, mentre la crescita creditizia ha subito un rallentamento. Confermiamo il nostro ottimismo verso i titoli internet cinesi, che stanno registrando una crescita notevole.

Hedge Invest si rafforza nel Regno Unito

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Hedge Invest SGR si rafforza nel Regno Unito, finora presidiato esclusivamente attraverso un ufficio di ricerca e di rappresentanza, con l’avvio dell’operatività di Principia Investment Management Limited (PIML). La società, acquisita da Hedge Invest il 28 febbraio 2017 è basata a Londra ed è autorizzata dall’FCA secondo la direttiva MiFID a svolgere attività di gestione in delega di portafogli di fondi, mandati di gestione personalizzati e consulenza.

"A prescindere dagli sviluppi della Brexit, Londra è e rimarrà una delle principali piazze finanziarie mondiali ed uno snodo cruciale per i gestori di patrimoni in Europa” commenta Alessandra Manuli, amministratore delegato di Hedge Invest SGR, aggiungendo: “In quest’ottica si colloca la creazione di un nostro secondo polo strategico per gli investimenti, strettamente integrato in un centro finanziario nevralgico come quello della capitale britannica". 

Come primo passo, in PIML sono confluiti i team di gestione di HI Principia Fund, e HI Africa Opportunity Fund, guidati rispettivamente da Marc Chapman e da Erik Renander. In seguito l’intento è arricchire questa nuova piattaforma selezionando eccellenze di gestione che potranno beneficiare dei servizi di tecnologia, risk management e back office di elevato standing di cui già Hedge Invest si avvale.

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