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Referendum: cosa aspettarsi dopo il voto

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Più che sugli exit poll, gli occhi degli investitori sono  puntati sul risultato ufficiale del referendum che prevede modifiche alla costituzione italiana concepite per ridurre l’instabilità politica, tra cui il nuovo Senato con 100 seggi e rappresentativo di Regioni e Comuni, l'abolizione del bicameralismo e una nuova legge elettorale. Perché quello che conta sarà lo scarto tra il “sì” e il “no” e anche ai tasso di partecipazione, che rivelerà la pressione esercitata dagli italiani sul governo e lo loro aspettative come cittadini. I mercati nelle scorse settimane hanno già scontato un possibile esito negativo della consultazione: il tasso d’interesse a 10 anni sulle obbligazioni italiane è in forte progressione e lo spread con la Spagna è diventato positivo, toccando anche i 50 punti base. Cosa farà, dunque, il premier Matteo Renzi lunedì dopo il risultato della consultazione e quale sarà l'impatto sui mercati e sull'Eurozona?

Per Credit Suisse la probabilità di vittoria del “sì” è del 25%, la stessa di una vittoria schiacciante del fronte del “no”. La vittoria del “no” con pochi punti di stacco è invece la più probabile per la banca elvetica (50%), che non vede elezioni anticipate in Italia, anche se non sarebbero un fattore negativo: i mercati, come sempre, preferiscono la chiarezza all’incertezza. A questo punto si aprono tre scenari. Il primo è che Renzi diventi di nuovo primo ministro a capo di una coalizione differente. In questo caso ci sarebbe una crisi simile a quelle già viste tante volte in Italia, con effetti limitati.



Il secondo è quello delle dimissioni di Renzi e la formazione di un governo tecnico. Per Amundiè questa l’ipotesi più probabile (55%): il nuovo esecutivo avrebbe l’obiettivo di mettere al primo posto la riforma costituzionale, anche perché un governo di coalizione farebbe fatica a far passare nuove riforme. Come reagirebbero i mercati? "Un simile scenario porterebbe a una calma temporanea seguita dalla delusione per l'assenza di ulteriori riforme rischia di influenzare negativamente la percezione degli investitori. Un governo tecnico o di coalizione, tuttavia, rischia di essere percepito come un governo di transizione, una situazione che probabilmente favorirebbe l'ascesa del M5S” sottolinea Philippe Ithurbide, global head of research strategy and analysis di Amundi.

Sulla stessa linea è Philippe Waechter, capo economista di Natixis Asset Management: “Considerato ciò che è accaduto con il governo tecnico guidato da Mario Monti, che non ha saputo trovare soluzioni adeguate alle fragilità italiane ed è diventato l’uomo chiave della recessione italiana, l’ipotesi di un governo tecnico non sembra una buona soluzione” spiega l'esperto. La terza ipotesi, nel caso della vittoria del "no", è che Matteo Renzi non riesca a formare un nuovo governo: per Waechter sarebbe la situazione più rischiosa, soprattutto in un momento in cui le banche stanno cercando di raccogliere capitali sul mercato per recuperare margini di manovra, mentre i partiti estremisti avrebbero più forza per mettere in forte discussione il posizionamento dell’Italia nell’area euro. "In questo caso, ci sarebbero quindi tutti gli ingredienti di una crisi sistemica" chiosa l'economista.

Anche per Credit Suisse, la vittoria schiacciante del "no" potrebbe spingere l’ascesa dei movimenti populisti in Europa, soprattutto in Francia dove Marine Le Pen punta a vincere le presidenziali nel 2017. La palla ora passa alla Bce, in attesa della prossima riunione che si terrà giovedì 8 dicembre. Mario Draghi dovrà impegnarsi fortemente per stabilizzare i mercati, anche perché la ricetta che aveva funzionato nel 2012 per mettere fine alla crisi dei debiti sovrani non è detto che sia sufficiente di fronte a un nuovo rischio sistemico.


REFERENDUM: L'EFFETTO DEL REFERENDUM SU BTP E PIAZZA AFFARI


Passando infine all’impatto del referendum sulle varie asset class, nel caso vinca il “no” gli asset di rischio europei e la singola valuta potrebbero avere un’istintiva reazione verso il basso. "Comunque, un po’ come successo con il voto sulla Brexit qualche mese fa, non cambierà molto nell’immediato, e questo dovrebbe limitare la dimensione di qualsiasi movimento negativo” dice Russell Silberston, gestore del team multi-asset di Investec Asset Management. Nel caso vinca il “sì”, secondo il gestore gli asset di rischio europei saliranno, dal momento che il premio di rischio accumulato negli ultimi 6 mesi si è invertito, e i maggiori beneficiari saranno i rendimenti dei bond italiani.


Mustier sta per vendere Pioneer ai francesi di Amundi

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Ad aggiudicarsi Pioneer Investments, il gestore di patrimoni messo in vendita da UniCredit nell'ambito del nuovo piano di rilancio della banca che sarà presentato il 13 dicembre, alla fine saranno i francesi di Amundi. Stamante UniCredit ha comunicato di aver avviato un negoziato in esclusiva con l'asset manager francese (controllato dal Crédit Agricole) per la possibile vendita delle attività della sua società di gestione che è sesta in Europa con un patrimonio gestito di 225 miliardi di euro.

Stando a indiscrezioni comparse il mese scorso, i francesi avevano fatto l'offerta più ricca: prima si era parlato di 4 miliardi, mentre la cifra sarebbe di oltre 3,5 miliardi, ai quali la banca guidata dal transalpino Jean Pierre Mustier (nella foto), che dovrà affrontare un maxi aumento di capitale (si parla di una cifra superiore a 10 miliardi di euro), non ha saputo dire di no.

Amundi batte così sia l'offerta presentata del consorzio italiano formato da Poste, in tandem con Anima e Cdp, e quella di Ameriprise, società americana che controlla Columbia Threadneedle. Secondo quanto riporta l'agenzia Reuters, ci sarebbero stati dei disaccordi con Poste in merito al contratto di distribuzione che sarà stipulato dopo la vendita e che avrebbero contribuito a far preferire l'offerta di Amundi, che è il più grande asset manager europeo con oltre 1.000 miliardi di euro di masse in gestione, 100 milioni di clienti privati, 1.000 clienti istituzionali presenti in 30 paesi.

Referendum: la valanga di No non sorprende i mercati

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Con quasi il 60% dei No alla riforma costituzionale voluta da Renzi, gli italiani hanno bocciato sonoramente il premier spingendolo ad annunciare in conferenza stampa le dimissioni. L’affluenza è stata alta con una percentuale del 70%. Per una volta, insomma, i sondaggi hanno indovinato l'esito della consultazione, dopo i flop con la Brexit e Trump. Ma quali saranno le ripercussioni del referendum sui mercati? All’apertura le Borse erano relativamente calme: molti investitori si erano già posizionati per una vittoria del No, che evidentemente non ha stupito gli investitori. L’Eurostoxx 50 è salito dell’1.8%, il FTSE Mib, dopo un -0.7% in apertura, è salito a 1.4%, il CAC 40 ha guadagnato l’1.6% e il DAX l’1.9%. In UK, il FTSE 100 è salito dello 0.9%.

I titoli bancari europei e italiani sono saliti rispettivamente dell’1.9% e dell’1% dopo un iniziale declino, mentre i rendimenti dei titoli di Stato Italiani a 10 anni sono saliti di 8 punti base, quelli del Bund tedesco di 2 punti base e quelli dei titoli di Stato francesi di 4 punti base. "Dopo i risultati della Brexit e delle elezioni negli USA, un gran numero di operatori erano arrivati in anticipo ai loro desk per iniziare le operazioni il prima possibile. Ciò non è successo oggi. Forse stiamo diventando tutti immuni a questi shock politici" prova a spiegare Paul Hatfield, global chief investment officer, Alcentra del gruppo BNY Mellon.

"Anche se l'esito del referendum non è stato sorprendente, forse lo è stata la portata del distacco tra No e Sì. I mercati adesso osservano da vicino Mps e l'esito della ricapitalizzazione da 5 miliardi, messa a rischio dagli sviluppi politici. Il gruppo è il terzo più grande erogatore di prestiti del Paese, pertanto le conseguenze saranno in ogni caso importanti. Ci sono diverse strade percorribili se la ricapitalizzazione dovesse fallire, ma poche di queste possono essere giudicate positivamente per le banche europee" aggiunge.

La valanga di No dovrebbe avere un impatto diretto sui rendimenti dei titoli di Stato italiani che continueranno a crescere a breve termine, pur assumendo un intervento da parte della Bce attraverso il programma di acquisto, qualora la forbice dei differenziali relativi ai titoli italiani diventi troppo ampia. "Le quotazioni riguardanti le categorie di investimento che comportano un maggior rischio, quali ad esempio i titoli azionari, saranno presumibilmente soggette a una correzione sul breve periodo, soprattutto i bancari" si legge in una nota dell'asset manager olandese Kempen Capital Management.



I PROSSIMI PASSI
Che cosa succederà ora? Dopo le dimissioni di Renzi da presidente del consiglio, l’Italia dovrà affrontare un periodo di ulteriore incertezza sui mercati, anche perché la sopravvivenza della coalizione sarà la chiave per evitare uno stallo politico e possibili elezioni anticipate. "Questo risultato riporta l'Italia in una fase di instabilità politica che potrebbe rendere più difficile il processo di ricapitalizzazione delle banche italiane. Inoltre, mette in dubbio le capacità dell'Italia di riformarsi e di incrementare il trend di crescita, che è un requisito fondamentale per la sostenibilità del debito pubblico" aggiunge Christophe Bernard, chief strategist di Vontobel Asset Management.

"La sconfitta dell'establishment apparirà come un rafforzamento della tendenza politica iniziata con la Brexit e proseguita con la vittoria di Donald Trump, ma potrebbe anche dare all’Italia il tempo di riflettere sul proprio futuro nel corso di un anno politico particolarmente volatile. Il nazionalismo populista è in ascesa in Europa mentre Olanda, Francia e Germania stanno per affrontare importanti elezioni" spiega in una nota AllianzGI. E quandanche i partiti anti-sistema dovessero essere contenuti nelle elezioni del 2018, probabilmente vere riforme economiche non avrebbero alcun impatto fino al 2020, se non dopo. Lo fa notare Azad Zangana, Senior European Economist & Strategist di Schroders, ricordando che nel frattempo "l’Italia resterà altamente vulnerabile a choc globali e potrebbe facilmente perdere attrattiva nei confronti degli investitori, soprattutto quando il supporto della Bce, prima o poi, inevitabilmente, verrà meno".

Guardando ai prossimi mesi, per non pochi economisti l'urgenza ora è quella di eliminare le lungaggini legislative e ridurre le inefficienze. "Il rischio di una sorpresa sfavorevole per i mercati alle prossime elezioni dovrebbe diminuire se si riuscirà a negoziare la riforma dell’Italicum; tuttavia, il contesto politico resta frammentato rendendo sempre più difficile da qui in avanti l’attuazione di riforme economiche significative" commenta Stephanie Kelly, economista politico di Standard Life Investments.  

Philip Dicken, responsabile azionario europeo di Columbia Threadneedle Investments, ricorda invece che tra le tre prossime sfide che dovrà affrontare il paese, accanto alle dinamiche domografiche e alla produttività, c'è anche l'enorme debito pubblico che dovrebbe scendere sotto il 130% entro il 2020, pari a circa il 25% del debito pubblico della Ue. "Le regole dell’UE - sottolinea - cercano di mantenere i disavanzi degli Stati membri sotto il 3% e, se rispettate, ostacolerebbero la spesa pubblica, soprattutto se l’Italia desidera raggiungere entro il 2019 il target di avanzo di bilancio fissato dalla Commissione europea. Il settore bancario nazionale è un grande detentore di debito pubblico su cui pesano 360 miliardi di euro in sofferenze bancarie. Di conseguenza, sia il settore pubblico che quello privato sono costretti a incrementare la leva finanziaria per sostenere la crescita, accentuando la necessità di riforme".



I MERCATI I ATTESA DI DRAGHI
L'attenzione ora è rivolta alla riunione della Bce di giovedì 8 dicembre e su cosa dirà il presidente Draghi: la banca centrale non può detenere più del 33% del debito di ciascun paese membro (la quota per l'Italia è pari al 26% al momento) e probabilmente Francoforte dovrà esaminare la situazione nel corso di questa settimana. "La Bce intende assumere il suo ruolo di cane da guardia molto seriamente e  adoperarsi per garantire la stabilità finanziaria in Europa. Questo probabilmente significa una proroga fino a settembre 2017 del programma di acquisto di asset in essere, in quanto è ancora troppo presto per fermare la politica monetaria accomodante, in vigore da diversi mesi e l'estensione del QE dovrebbe garantire un supporto ai titoli finanziari" commenta Eliezer Ben Zimra, gestore del fondo Edmond de Rothschild Fund Bond Allocation di Edmond de Rotchschild Asset Management

"La Bce è preparata per immettere liquidità se necessario e dovrebbe stare attenta a evitare qualunque frammentazione o effetto contagio sui mercati obbligazionari, utilizzando il suo programma di QE o i TLTRO. La liquidità dovrebbe impedire qualunque rischio sistemico, ma la politica interferirà con il processo previsto di ricapitalizzazione delle banche" aggiunge Patrice Gautry, capo economista di Union Bancaire Privée.

S&P, niente ripercussioni sui Titoli di Stato... per ora

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"Il respingimento della riforma costituzionale arrivato tramite referendum popolare non ha impatti sulla valutazione dei Titoli di Stato della Repubbplica Italiana". Così l'agenzia di rating Standard&Poor's reagisce alla dimissioni del governo Renzi a seguito della netta vittoria del "no" arrivata dalla consultazione referendaria.

 

 

Nonostante secondo S&P Global Ratings la riforma avrebbe avuto effetti positivi, in quanto avviava verso una chiarificazione dei rapporti Stato-Regioni e verso una maggiore stabilità del'esecutivo, nessun impatto immediato è atteso. Non esiste, dunque, un rapporto di causa-effetto che lega l'incertezza generata dalle dimissioni di Matteo Renzi e l'attuale rating BBB con outlook stabile dei buoni emessi dal Tesoro. Questo perché - si legge nella nota emessa dagli analisti S&P - "la struttura bicamerale esistente non ha impedito importanti riforme messe in atto a partire dal 2014 proprio dal Governo uscente. (...) Per questo motivo, crediamo che l'esito del referendum non abbia in sé stesso implicazioni negative sulla qualità del credito italiano".

Viola, nuovo a.d. di Banca Popolare di Vicenza

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Nuovo a.d. per Banca Popolare di Vicenza. All'approssimarsi della fusione con Veneto Banca e dell'azione di responsabilità contro la vecchia gestione (Zonin Sorato) sembra che l'attuale a.d. Francesco Iorio sia prossimo alle dimissioni e che al suo posto andrà Fabrizio Viola, ex a.d. di Mps e ancora prima di BPM.

 

A riportarlo è il sito di Repubblica, citando fondi finanziarie che darebbero per assodato l'arrivo di Viola. Iorio, ex direttore generale di Ubi, era arrivato all'istituto veneto con il mandato di promuovere il piano sulla base del quale lanciare un aumento di capitale da un miliardo.

Gli scenari post-Renzi, dalle elezioni all'uomo di Draghi

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La formalizzazione delle dimissioni di Matteo Renzi al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella apre ufficialmente una crisi di Governo i cui esiti sono sintetizzabili in tre scenari, ognuno dei quali ha differenti possibilità di avverarsi tenuto conto, in particolare, della netta percentuale con cui gli italiani hanno bocciato la riforma costituzionale oggetto del referendum appena concluso.

 

 

Il Macro & Markets Research team di Goldman Sachs guidato da Francesco Garzarelli ha analizzato ogni opzione, ordinandole in base alle possibilità di concretizzarsi. Lo scenario ritenuto più probabile, con una percentuale del 60%è quello relativo ad un governo di coalizione. Questo si apre a sua volta a diverse possibilità relative a natura e composizione del prossimo esecutivo. Il nome citato nel report di Goldam Sachs è quello di Pier Carlo Padoan, attuale ministro dell'Economia. Il compito del governo Padoan sarebbe quello di portare il Pease alle elezioni politiche del 2018 e, soprattutto, di sciogliere il nodo Monte dei Paschi, per cui si prevedono ripercussioni negative a seguito delle dimissioni di Renzi. Padoan non è però l'unico nome che circola in relazione ad un governo-ponte verso le consultazioni del 2018. Tra questi, uno dei più accreditati è quello di Pietro Grasso, attuale presidente del Senato, il cui mandato come capo dell'esecutivo avrebbe un connotato più incentrato su aspetti politici; primo fra tutti, la formulazione di una nuova legge elettorale.

 

 

Nelle valutazioni del team Macro & Markets Research di Goldman Sachs troviamo al 25% lo scenario relativo a elezioni anticipate, mentre al 15% quello di un Renzi-bis. "In relazione ai mercati - affermano inoltre gli analisti della banca d'affari - attendiamo un aumento della pressione sullo spreadBTP-Bund, ma, considerando l'azione della Banca d'Italia sul mercato secondario e l'atteso annuncio dell'estensione del Quantitative Easing da parte della BCE, non dovrebbe comportare il superamento dei 190-200 punti base".

Poste rilancia su Anima Holding dopo l'addio a Pioneer

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Dopo l’annuncio di Unicredit di aver avviato un negoziato in esclusiva con Amundi per la cessione di Pioneer, Poste reagisce annunciando un piano attuativo per rafforzare l’alleanza con Anima per creare un “campione nazionale” con 145 miliardi di masse gestite. “Poste” si legge nella nota diffusa dalla società guidata da Francesco Caio “conferma la propria strategia di crescita nel settore del risparmio gestito che costituisce uno dei pilastri fondamentali del Piano Industriale, insieme allo sviluppo nelle piattaforme digitali di pagamento e nella logistica. 

 

Da qui l’annuncio di aumentare la propria quota di partecipazione dal 10,3% al 24,9% in AnimaHolding a cui conferirà, entro la prima metà del 2017, BancoPosta Fondi SGR, la società di gestione del risparmio del Gruppo Poste Italiane che al 30 settembre 2016 registrava circa 75 miliardi di masse gestite e un utile netto a fine 2015 pari a circa 20 milioni. “Con il rafforzamento della presenza nel capitale di Anima”, ha commentato Caio, “Poste Italiane mette le basi per la creazione di un campione nazionale con masse gestite per oltre 145 miliardi e accelera l’attuazione del suo piano industriale e che vede nel risparmio gestito uno dei suoi  pilastri in coerenza con il ruolo svolto da sempre nella protezione del risparmio dei cittadini e delle famiglie italiane”.

 

E sul fronte Pioneer? Poste ricorda nella nota stampa di aver presentato assieme ad Anima e CDP un’offerta relativamente a Pioneer “coerente con criteri di selezione e valutazione degli investimenti che sono stati definiti nell’ambito del suo piano industriale e, ad esito delle ulteriori analisi ed approfondimenti svolti, ha concluso in accordo con i propri partners che, allo stato, una operazione a valori più elevati, tenuto conto anche di altre opportunità di crescita esterna perseguibili grazie al rafforzamento dell'alleanza con Anima, non sarebbe in linea con obiettivi di ritorno adeguati per i propri azionisti”.

Vince il "no". Ma niente "Italexit"

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L'Italia non smentisce le previsioni. Anzi quanto annunciato dai sondaggi pre-referendum è stato confermato e rafforzato: i "no" hanno vinto con il 60% dei voti. Siamo destinati al disastro? "Come spesso accade in caso di eventi molto discussi e dalle implicazioni più disparate, è bene mantenere lo sguardo e la mente aperti, per non reagire in modo impulsivo, ma per cogliere le opportunità che i movimenti di mercato possono offrire. E questo è proprio il nostro atteggiamento" scrive Luca Tobagi, CFA e investment director di Invesco Italia in un suo report sull'esito del voto all'interno del quale invita a non considerare il referendum costituzionale come una linea spartiacque per l'Italia, né tanto meno come l'avvio di una fase che porterà il paese fuori dall'Area Euro. 

 

"L’Italia dovrà affrontare sfide impegnative, ma da un punto di vista fondamentale è molto improbabile che un “no” referendario aumenti il rischio di instabilità finanziaria del nostro Paese nel breve termine, benché la percezione -soprattutto estera - dell’aumento di un simile rischio possa condurre a ulteriori pressioni sui mercati finanziari" spiega Tobagi. "In ogni caso" continua "alcuni dei principali problemi che affliggono l’economia italiana, come corruzione, bassa certezza del diritto, lentezza della giustizia, scarsa trasparenza, burocrazia pesante, produttività stagnante, potrebbero essere affrontati in modo costruttivo anche senza il “sì” alla riforma costituzionale". Certo non sarà un esito elettorale senza effetti sulla stabilità, ma è "troppo presto per valutare l'impatto sulla politica italiana". 

 

Ma l’esito del referendum italiano proietta direttamente verso un 2017 "in cui l’incertezza politica dominerà la scena, se non dell’andamento dei mercati, almeno del newsflow, ovvero delle prime pagine, con le elezioni in Olanda, Francia e Germania" chiarisce Tobagi. "In tutti questi paesi l’establishment politico ha perso consenso a beneficio di movimenti di carattere nazionalista-populista. I possibili cambiamenti nelle relazioni fra ciascun Paese e il resto dell’Unione Europea  saranno un tema caldo, indipendentemente dalla loro effettiva praticabilità. L’“Italexit” proposta da qualche leader politico ed evocata da alcuni mass media, cioè l’uscita dell’Italia dall’Unione Europea, appare ora assai improbabile, anche perché attualmente non prevista per i Paesi membri. La Costituzione italiana prevede inoltre che i trattati internazionali non siano materia disponibile per il voto referendario" conclude l'esperto di Invesco. "Anche in Francia Marine Le Pen propone l’uscita dall’UE: una sua vittoria potrebbe essere un rischio maggiore per la tenuta dell’Eurozona, piuttosto che una vittoria del “no” nel referendum italiano. Il sentiment degli investitori e la politica saranno presumibilmente influenzati dall’andamento delle negoziazioni fra Gran Bretagna e Unione Europea sulla Brexit , se davvero inizieranno nella prima parte del 2017". 


Renzexit: l'effetto su Btp, banche e Piazza Affari

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Dopo l’inaspettato voto Brexit e l’imprevista vittoria di Trump, il referendum italiano ha rappresentato un altro grande rischio monitorato attentamente dagli investitori che nel complesso hanno reagito con relativa calma nella giornata successiva al voto. Non si sono visti scossoni, perché i mercati già avevano ampiamente scontato la vittoria del No e quindi l'uscita di scena di Renzi: il differenziale di rendimento tra Italia e Germania ha raggiunto livelli molto elevati, equivalenti ad esempio a quelli registrati nel 2008, ma senza raggiungere il picco del 2012. E allo stesso modo i titoli azionari italiani hanno sottoperformato di oltre il 20% nel corso del 2016 in vista del referendum. La buona notizia, in altre parole, è che le dimissioni di Renzi non hanno scioccato nessuno. "La cattiva notizia è che, a differenza degli Stati Uniti e nel Regno Unito, che hanno entrambi la propria valuta e una banca centrale indipendente per assorbire parte dello shock, l’Italia condivide la sua moneta e la banca centrale con i paesi della zona euro. Così la tensione sta salendo sui premi per il rischio dei mercati obbligazionari e azionari" ricordano Pascal Blanqué e Vincent Mortier, rispettivamente group cio e deputy cio di Amundi.

Tuttavia, mentre un voto negativo era già scontato nei prezzi delle obbligazioni, per i titoli azionari, invece, l'attenzione sarà chiaramente incentrata sulle banche, i cui azionisti affrontano imminenti aumenti di capitale. "Ci aspettiamo cioè che la reazione dei prossimi giorni possa essere non positiva e sono però altresì convinto che il voto fosse già scontato nei prezzi e che guardando al futuro sia importante concentrarsi sulle ricapitalizzazioni bancarie" dice Alberto Chiandetti, gestore di FF Italy fund di Fidelity International. “Guardiamo con particolare interesse a Monte Paschi – prosegue - e alla possibilità o meno che si concretizzi un investitore di riferimento; maggiore chiarezza al riguardo si potrebbe avere già quest’oggi. La seconda questione è l'imminente aumento di capitale di UniCredit, il cui importo sarà ufficialmente indicato il 13 dicembre. Non è possibile escludere che un contesto difficile per le banche italiane possa pesare sugli istituti di credito interessati da aumenti di capitale”.

SOTTO IL POSIZIONAMENTO CONSIGLIATO DAL TEAM DI WISDOMTREE


Tornando ai Btp, secondo Antoine Lesné, responsabile della strategia di SPDR ETFs per l’area EMEA, la netta vittoria del No “potrebbe innescare un forte ampliamento dello spread in Italia di potenzialmente 10 punti base, con l’auspicio che si attesti a 150-160 punti base rispetto ai bund decennali nel medio termine". Per Jérôme Broustra, head of global rates fixed income di AXA IM, i mercati finanziari italiani potrebbero dover affrontare ancora volatilità nelle prossime settimane, ma l’impatto sarà probabilmente limitato. “I titoli bancari italiani, già indeboliti, potrebbero essere tra i più colpiti, con possibili contraccolpi in Europa. Ci aspettiamo un ampliamento dello spread Italia/Germania di circa 20 punti base. L’ampliamento degli spread potrebbe avere un impatto negativo sulle nazioni periferiche, in particolare sul debito di Spagna e Portogallo”.

Più pessimista è Jon Jonsson, managing director e gestore senior per le strategie obbligazionarie globali di Neuberger Berman, secondo cui a breve i rendimenti sui titoli di Stato italiani registreranno verosimilmente un’impennata mentre gli spread rispetto alle altre principali obbligazioni europee continueranno ad ampliarsi. "La volatilità aumenterà, non soltanto in Italia ma in tutta Europa. É anche possibile che l’Italia sia declassata dalle agenzie di rating, accelerando l’incremento dei suoi costi di finanziamento" aggiunge il gestore. Per il mercato obbligazionario italiano, la data chiave rimane la riunione della Bce di giovedì 8 Dicembre, nella quale la maggior parte dei gestori si attende un’estensione del programma di QE di almeno altri sei mesi oltre il marzo 2017.

La maggior parte dei gestori è convinta che il continuo sostegno della Bce ai titoli di Stato europei rende improbabile un ampliamento significativo dello spread sui Btp e una maggiore incertezza dei mercati sosterrà una posizione meno aggressiva da parte del Consiglio direttivo della Bce. Per David Zahn, head of European fixed income di Franklin Templeton Investments, il risultato spingerà Draghi ad estendere il QE per almeno altri 6 mesi e cioè fino a quando persisterà il rischio politico nell’Eurozona. “Il prossimo evento a monitorare con attenzione - dice - saranno le presidenziali in Francia la prossima primavera e soprattutto se i partiti di estrema destra riusciranno a salire al potere, che potrà avere un impatto significativo sul progetto europeo”. 

Quanto all'attenzione dei mercati sull’Italia, ora si sposterà sulla performance che l'economia avrà nel 2017. “In particolare, a finire sotto osservazione sarà il tasso di disoccupazione che, se dovesse aumentare, potrebbe favorire la corsa del Movimento 5 Stelle alle prossime elezioni” conclude Nuno Teixeira, head of institutional & retail investment solutions di Natixis Asset Management. "L’Europa e i mercati finanziari percepiscono la La vittoria del No come un forte segnale contro il governo, l’Unione Europea e soprattutto l’euro" conclude Massimo Siano, head of Southern Europe di ETF Securities, che consiglia un portafoglio molto conservativo e un aumento dei beni rifugio nella diversificazione. "Questo risultato - spiega - non è positivo per il valore dell’euro e alquanto dannoso per il FTSE MIB nel lungo periodo. A subirne gli effetti potrebbero essere soprattutto i titoli bancari. Con questa paura gli investitori stranieri potrebbero vendere in Italia e comprare altrove".

Banca Mps: slitta la decisione sulla ricapitalizzazione

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Slitta di qualche giorno, almeno tre o quattro, la decisione delle banche del consorzio di garanzia sulla firma del contratto per l'avvio dell'aumento di capitale di Banca Mps. Lo scrive l'agenzia Radiocor, riportando l'esito della riunione degli advisor che si è tenuta ieri pomeriggio e in cui sarebbe emersa l'esigenza di prendere tempo per permettere agli attori in campo, compresi i possibili investitori esteri, di valutare l'evoluzione politica, alla luce delle dimissioni del governo Renzi.

Secondo l'agenzia, che cita fonti vicine al dossier, alla riunione di oggi nella sede di Mediobanca, tra i rappresentanti di Piazzetta Cuccia, JP Morgan e le altre banche del consorzio di garanzia si è venuta a creare una situazione di stallo dopo l'esito del referendum costituzionale, che ha portato all'annuncio delle dimissioni di Renzi. Di fronte all'incertezza del quadro politico, le banche avrebbero deciso di far slittare di qualche giorno, la decisione sulll'operazione di rafforzamento del capitale da 5 miliardi di euro della banca senese.  Sempre Radiocor, riferisce che anche il fondo sovrano del Qatar, che potrebbe partecipare all'operazione con un miliardo di euro, e gli altri investitori internazionali, restano alla finestra. 

La rivoluzione degli emergenti non passa per Trump

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Il vero avvenimento rivoluzionario per il mercato emergente è passato quasi inosservato. Questo sembra sostenere Wojciech Stanislawski, gestore del Comgest Growth Emerging Markets, che spiega come la grande attenzione sulla nuova presidenza USA di Donald Trump stia togliendo la meritata considerazione al lancio dello Shenzen-Hong Kong Stock Connect, che insieme al già esistente Shanghai-Hong Kong Stock Connect offre l’unica via diretta per gli stranieri per investire nel mercato azionario cinese continentale denominato in renmimbi.

 

 

"I due programmi di connessione - fa notare Stanislawski - danno accesso a più del 50% della capitalizzazione di mercato in Cina, con circa 1447 titoli idonei. A fine ottobre 2016 - aggiunge - il volume d’affari da inizio anno di Shenzen e Shanghai rappresentava circa il 22% del volume borsistico globale, e con 16 trilioni di dollari rimane di gran lunga il più grande al mondo". Il potenziale rivoluzionario si coglie facendo un raffronto con il mercato azionario russo. Pur essendo molto meno attraente di quello cinese, gli investitori esteri ne detengono il 23%, contro il solo 1% del mercato cinese.

 

 

"L’esperienza di Comgest - afferma il gestore del fondo Growth Emerging Markets - ha permesso di capire quali sono le insidie e le opportunità. La Cina è oggi molto più del centro manifatturiero del mondo. La classe media sta crescendo e il rafforzamento del settore dei servizi è una realtà. In settori quali i giochi online, la pubblicità digitale e l’innovazione legata a internet, la Cina sta dimostrando di essere un solido concorrente globale." Fondamentale, ovviamente, il processo di stock picking in un mercato dove non mancano le criticità. Tra i titoli più interessanti secondo Stanislawski, Baidu, il Google cinese, Kweichow Moutai, leader di mercato dei liquori cinesi di fascia alta, e China Life, leader nel mercato cinese dell’assicurazione vita e detentore di un quarto delle polizze.

TCW, la Fed pronta a tramutarsi in falco?

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L'aumento dei tassi a dicembre è già prezzo dai mercati ma è solo una delle tappe che possono portare a un netto cambiamento della Federal Reserve. L'arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca è interpretato dalla maggior parte degli investitori come portatore di un cambiamento radicale, anche se continua l'incertezza su come si concretizzeranno nella pratica gli elementi di rottura rispetto al passato.

 

 

Calo delle tasse per le imprese, spesa infrastrutturale e minore regolamentazione sono le misure che vengono date per scontate sul lato dell'economia interna, mentre maggiore preoccupazione destano i risvolti geopolitici di un atteggiamento che si annuncia ben più aggressivo rispetto a quello della amministrazione precedente. Una maggiore aggressività è attesa anche da parte della Federal Reserve. 

 

 

"Il mercato - spiega Brian Smith, senior vice president US Fixed Income di TCW - è dell’idea che il Presidente prima riempirà le due poltrone vacanti del FOMC con due esponenti più falco e poi, al termine dell’incarico a febbraio 2018, sostituirà l’attuale Presidente della Fed, Janet Yellen, con una figura anch’essa più falco. Questo spostamento nel Board - fa notare - aprirà la porta alla normalizzazione dei tassi di interesse di breve termine. E la normalizzazione, tradizionalmente, porta alla recessione".

 

 

Il bivio di Trump sarebbe a quel punto da un alto un'accettazione del momento recessivo nella speranza che sia di lieve entità e transitorio o dall'altro una intensificazione preventiva delle misure di stimolo, fiscale in primis, all'economia per anticipare e bloccare gli effetti indesiderati della normalizzazione dei tassi. Su quest'ultimo punto, commenta Smith, "la politica fiscale sta prendendo il posto di quella monetaria, ma ci aspettiamo che il passaggio di consegne e quindi qualsiasi cambiamento nella Fed sia più graduale che drastico".

Banca Generali verso il traguardo dei 5 miliardi

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Banca Generali si avvicina alla soglia dei 5 miliardi di euro grazie a flussi positivi, nel mese di novembre, pari a 420 milioni. Di questi oltre 248 sono confluiti in strumenti del risparmio gestito portando il bilancio degli strumenti appartenenti a questa categoria oltre i 3,4 miliardi. A rivelarlo la società che ha comunicato una raccolta netta totale tra gennaio e novembre di quest'anno pari a 4,9 miliardi, in crescita del 24% rispetto ai 3,9 miliardi del 2015.

 

Nel dettaglio, si legge nella nota diffusa dalla società, "accelera il trend di crescita rispetto ai mesi precedenti dei “contenitori” (BG Solution e BG Stile Libero) con una raccolta complessiva di 283 milioni, di cui 155 milioni delle gestioni BG Solution (1.160 milioni dal lancio a fine marzo) e 128 milioni della multilinea assicurativa, BG Stile Libero (1.123 milioni da gennaio). Le due soluzioni hanno complessivamente raccolto il 67% dei nuovi flussi gestiti".

 

“Ci avviamo verso un finale d’anno straordinario a ridosso della soglia di 5 miliardi di raccolta, su livelli mai registrati nella storia della banca. Il dato assume ancor più valore se si considera che è maturato in un clima di incertezza per le vicende politiche nazionali e internazionali e senza alcun contributo di masse istituzionali o dal mondo online, ma unicamente dal lavoro dei nostri professionisti al fianco delle famiglie e del retail. La crescente volatilità e le incognite sull’assetto del Paese ci trovano ben preparati con le posizioni prudenti della banca che ci consentono di cogliere al meglio le sfide all’orizzonte. Lo sviluppo di soluzioni esclusive come i “contenitori” gestiti garantiscono un attenta protezione del rischio e si dimostrano strumenti efficaci per la consulenza anche in una fase complessa come quella attuale” ha commentato il direttore generale, Gian Maria Mossa.

Credit Suisse: ecco dove puntare nel 2017

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La situazione dei mercati finanziari resterà non facile con molta probabilità anche nel 2017. La previsione economica generale per l'anno prossimo è quella dell’Investment Outlook di Credit Suisse ed è orientata a una lieve accelerazione della crescita del PIL globale (dal 3,1% al 3,4%), seppur con differenze regionali marcate. Nel corso del prossimo anno, dato il moderato aumento dell'inflazione e una moderata stretta monetaria, prevede che gran parte delle classi di investimento genererà rendimenti contenuti, mentre le tensioni economiche e sociali (la banca elvetica parla di "conflitti generazionali") creano un contesto di incertezza per gli investitori.

"Il contesto d'investimento resta difficile e gli eventi politici potrebbero dare nuovamente adito ad alcune fasi di turbolenza sui mercati nel 2017. Tuttavia, le correzioni di mercato potrebbero offrire opportunità che gli investitori dovrebbero cogliere in modo selettivo" commenta Michael Strobaek, global cio di Credit Suisse. In particolare in Europa, gli economisti del colosso svizzero tengono improbabile che la Brexit sia seguita dall’uscita di altri stati membri dell’UE e pertanto le emissioni sovrane dei paesi periferici e le obbligazioni delle banche dovrebbero quindi avere una buona tenuta. Per gli esperti del colosso elvetico le obbligazioni in moneta pregiata dei mercati emergenti (ME) sono interessanti in un'ottica di potenziale di rendimento e diversificazione. "Dopo il forte rally dei bond dei mercati emergenti nel 2016, la selezione a livello di paese e di settori sarà tuttavia un fattore determinante della performance per il prossimo anno” si legge nell’outlook.

Sul fronte azionario, le preferenze dovrebbero andare al settore della sanità e della tecnologia per i solidi fondamentali. La sanità secondo Credit Suisse offre alcuni dei più robusti trend di utili, mentre l’ambito tecnologico continua nel contempo a segnare una forte crescita in aree come la sicurezza informatica, la robotica e la realtà virtuale. Entrambi i settori hanno anche tutto da guadagnare dalle probabili agevolazioni fiscali per il rimpatrio di capitali negli Usa. Gli esperti favoriscono anche le azioni di imprese legate alle infrastrutture, in particolare i valori industriali del settore delle costruzioni e il relativo indotto.

L’effetto combinato di una maggiore volontà politica di espansione della spesa pubblica e della crescente esigenza di infrastrutture - spiegano - è destinato a produrre notevoli stimoli in diverse grandi economie nei prossimi anni, inclusi gli Stati Uniti”. Infine, le valute. Per Credit Suisse la prospettiva per il dollaro USA è di guadagnare terreno in vista di un aumento dei tassi, dell'espansione della spesa pubblica e del potenziale rimpatrio differito di utili generati all’estero da imprese americane, mentre l'euro potrebbe essere penalizzato da una focalizzazione sui rischi politici nel 2017. Lo yen giapponese dovrebbe segnare una fase di ripresa dagli attuali livelli di sottovalutazione, mentre il deprezzamento del franco svizzero nei confronti dell’euro dovrebbe essere limitato.

Filippo La Scala torna in pista con Garnell

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Si chiama Garnell ed è gruppo milanese attivo nella finanza d’impresa e nella consulenza a grandi investitori. È la nuova creatura di Filippo La Scala (nella foto), manager di lungo corso nel risparmio gestito (è stato per 20 anni responsabile di Julius Baer e Swiss & Global nel nostro paese). Nato nel 2004 dall’incontro di professionisti dal background multidisciplinare, la società ha ottenuto nei giorni scorsi da Banca d’Italia il via libera a operare come SGR. Garnell, in particolare, gestirà fondi di private equity focalizzati su investimenti nell’economia reale italiana, strumenti rivolti a investitori professionali, istituzionali e family office, che si concentreranno in particolare sulle piccole e medie imprese attive nei settori di eccellenza del Made in Italy, al fine di supportarle nel processo di consolidamento, di crescita e di internazionalizzazione.

Particolare attenzione sarà prestata ai settori dell’agroalimentare e delle energie rinnovabili, nei quali Garnell ha già sviluppato un significativo track record: nel primo, in qualità di advisor per importanti operatori dell’agroindustria, nel secondo, gestendo, dal 2009, tra gli altri, gli impianti fotovoltaici del fondo di investimento Clean Energy One, per il quale svolge il ruolo di advisor, project manager e conduttore delle centrali elettriche. "L’individuazione delle opportunità di investimento - si legge in una nota - sarà realizzata anche attraverso accordi di collaborazione con imprese, organizzazioni e istituzioni del mondo scientifico e accademico, università, Istituti di ricerca, think tank, associazioni di settore, con cui Garnell condivide valori e ideali". Obiettivo comune sarà quello di "promuovere una concezione dell’impresa che tiene al centro l’uomo: il profitto dell’azienda deve integrare il bene della sua comunità di stakeholder e i principi di sostenibilità economica, sociale, ambientale, in un’unione virtuosa che garantisca il successo nel medio-lungo periodo".

"Nell’attuale contesto di stagnazione e turbolenza dei mercati finanziari, gli investimenti nell’economia reale rappresentano la soluzione concreta alla necessità di sostenere lo sviluppo del Paese, remunerando al contempo i capitali dei risparmiatori e degli investitori istituzionali” ha detto Filippo La Scala, AD di Garnell. “Assistiamo a una crisi di sistema che va avanti da anni e che ha messo in discussione i paradigmi dell’economia tradizionale. Operatori indipendenti come Garnell possono diventare interlocutori privilegiati di investitori industriali e finanziari per l’individuazione di opportunità strategiche in grado di creare un adeguato valore, di rilanciare il business e di portare benefici all’economia reale" ha concluso il manager.


Banca Mediolanum, i fondi trainano la raccolta

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Banca Mediolanum chiude il mese di novembre con una raccolta netta totale di 293 milioni, portando il dato da inizio anno a 4,53 miliardi, con un progresso del 23%. In particolare è forte la raccolta in fondi che presenta flussi pari a 307 milioni, di cui 251 direttamente in fondi, 54 attraverso la polizza MyLife e gli altri 38 con altre polizze unit linked.

 

Con questi flussi la raccolta netta in fondi e gestioni si porta da inizio anno a 3,07 miliardi. Le altre componenti del gestito sono negative con gli altri prodotti Vita (-48 milioni) e obbligazioni e certificati con deflussi per 32 milioni. Il risparmio amministrato invece presenta un flusso in ingresso di 66 milioni.

 

Massimo Doris, a.d. Banca Mediolanum ha dichiarato: “E’ sicuramente un novembre ricco di avvenimenti importanti: ad inizio mese gli esiti del comprehensive assessment della BCE ci hanno visto protagonisti e ai vertici in Europa. Solo pochi giorni più tardi si è perfezionato l’accordo sulla cessione della quota di Banca Esperia. Oggi commentiamo una raccolta che è proseguita con regolarità e grande qualità”.

“A fine novembre abbiamo già praticamente eguagliato la raccolta dell’intero scorso anno, ma quello che più ci rende felici in questo 2016 è stata la capacità dei clienti di sposare a pieno la nostra strategia, contrapponendo metodo e ottica di lungo periodo all’insicurezza e volatilità dei mercati. Siamo molto positivi che quest’anno, e i mesi a venire, continueranno a regalarci grandi soddisfazioni” conclude Doris.

Deutsche AM: nel 2017 punta su high yield e dividendi

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Ottimistiche, ma non euforiche. Sono le previsioni sui mercati finanziari internazionali per l'anno prossimo di Deutsche Asset Management, gestore patrimoniale di Deutsche Bank. "Rendimenti mid-single digit sono il massimo che possiamo attenderci in tutte le asset class" spiega Stefan Kreuzkamp (nella foto), direttore investimenti della società.  Considerate le varie asset class, Deutsche AM predilige investimenti caratterizzati da solide componenti di reddito, come i buoni pagatori di dividendi, selezionate obbligazioni a più alto rendimento e investimenti alternativi in infrastrutture e real estate.

"Per il 2017 non riponiamo grandi speranze sulla crescita economica e su rendimenti molto alti dei mercati dei capitali. Detto questo, non temiamo la recessione nelle grandi regioni economiche. Tuttavia, le decisioni politiche e delle banche centrali potrebbero innescare ulteriori flessioni del mercato a breve termine” prosegue Kreuzkamp. Secondo l'esperto, lo scenario politico continua a rappresentare l’incognita principale: il problema irrisolto della Brexit e le elezioni che si terranno in alcuni paesi chiave in Europa sottolineano che i riflettori sono di nuovo saldamente puntati sul futuro dell’Ue, sul nazionalismo e sul protezionismo.

Kreuzkamp ritiene che gli sviluppi della situazione statunitense siano estremamente importanti. Secondo la sua opinione, il neopresidente Trump è perfettamente in grado di influenzare i mercati in misura significativa, soprattutto perché il Congresso, dominato dai Repubblicani, potrebbe concedergli ampi spazi di manovra. "La combinazione tra riduzione delle imposte, deregulation e progetti per le infrastrutture potrebbe stimolare l’economia statunitense, determinando una crescita che potrebbe durare otto o anche nove anni. Ma questo comporterà un aumento dell’inflazione" sottolinea. A livello globale, Kreuzkamp prevede una crescita del 3,5%, che renderebbe il 2017 l’ottavo anno consecutivo di crescita superiore al 3% – cosa che non accadeva dagli anni sessanta del secolo scorso.

 

Fineco: la raccolta supera i 4 miliardi da inizio anno

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Fineco ha chiuso il mese di novembre con una raccolta netta in calo a 209 milioni di euro (-29%), al netto del pagamento record di imposte pagate dalla clientela, pari a 296 milioni di euro. La raccolta netta da inizio anno è stata pari a  4,15 miliardi (-5%), grazie soprattutto ai "Guided products & services" (fondi di fondi, unit linked e servizio di consulenza evoluta) che da inizio anno la raccolta è stata pari a 3,46 miliardi di euro, di cui 185 milioni nel solo mese di novembre: l’incidenza di questi prodotti rispetto al totale è salita al 56% rispetto al 44% di novembre 2015 e al 45% di dicembre 2015.

A novembre la raccolta gestita è stata pari a 28,1 milioni, la raccolta amministrata si è attestata a 36,6 milioni e quella diretta a 144,1 milioni. La raccolta tramite la rete di consulenti finanziari è stata pari a 3,6 miliardi, in calo del 9% rispetto allo stesso periodo del 2015. In termini di acquisizione della clientela, da inizio anno sono stati acquisiti 100.256 nuovi clienti (di cui 8.975 nel solo novembre) che portano il numero totale a fine novembre a 1.112.556 (+7% in un anno). Il patrimonio totale ammonta a   58 miliardi (+5%). 

"Siamo molto soddisfatti del risultato di raccolta di questo mese, particolarmente positivo se si considera anche l’effetto straordinario relativo al pagamento delle imposte da parte dei nostri clienti. Un’ulteriore conferma di come la clientela percepisca Fineco come una banca completa di tutti i servizi, con ottime prospettive di crescita per le nuove soluzioni di credit, tra cui mutui, fidi e prestiti personali. Inoltre, si conferma il solido dato di raccolta delle soluzioni di cyborg-advisory, a testimonianza ancora una volta del ruolo chiave della consulenza finanziaria professionale nella gestione dei risparmi della nostra clientela" ha dichiarato Alessandro Foti (nella foto), a.d. e d.g. di Fineco.

Anima Holding, a novembre raccolta in negativo

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Nel mese di novembre la raccolta netta del Gruppo Anima segna un risultato negativo pari a -140 milioni di euro. Dall'inizio dell'anno a oggi sono 4,3 i miliardi raccolti, dato in flessione rispetto agli 8,3 miliardi registrati nello stesso periodo del 2015. A pesare la raccolta dei fondi aperti che passano dai 7 miliardi dello scorso anno ai 100 milioni del 2016. Crescono le gestioni individuali che rappresentano la pressoché totalità della raccolta.

 

 

Il totale delle masse in gestioneè comunque in crescita rispetto a fine novembre 2015 e fa segnare un +5%, passando da 67,8 miliardi ai 71,2 miliardi di oggi. "La ridotta propensione al rischio dell’investitore retail italiano e il conseguente attendismo nelle fasi di volatilità - ha spiegato Marco Carreri, amministratore delegato di ANIMA Holding e ANIMA Sgr - non ha trovato nei mercati e in particolare nel contesto del sistema bancario sufficienti stimoli per produrre una inversione di tendenza del trend visto a partire da fine settembre."

BNP Paribas, arrivano i Top Bonus su basket azionario

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Sbarca sul Sedex di Borsa Italiana una nuova serie di certificate Top Bonus BNP Paribas. I prodotti quotati investono su basket di azioni delle maggiori società italiane e straniere con barriere fissate tra il 50% e l'80% del valore iniziale osservate solo a scadenza, prevista per 6 o 24 mesi a seconda dello strumento. La nuova famiglia di Top Bonus offre premi potenziali tra il 3,5 e il 33%, permettendo il posizionamento in uno o più settori e un'ottimizzazione del portafoglio rispetto all'investimento sul singolo sottostante in caso di mercati laterali.

 

 

Ecco i due scenari a scadenza, così come riportati dalla nota diffusa da BNP Paribas in occasione dell'emissione. "Se nessuna delle azioni che compongono il basket di titoli azionari sottostanti quota a un valore inferiore al livello Barriera, il Certificate restituisce il valore nominale di 100 euro più un premio, compreso per queste emissioni tra il 3,5% e il 33%. Se - invece - anche una sola delle azioni che compongono il basket di titoli azionari sottostanti a ogni Top Bonus quota, a scadenza, a un valore inferiore al livello Barriera, all’investitore viene restituito un importo commisurato alla performance dell’azione che ha registrato la performance peggiore all’interno del basket."

 

 

“I Top Bonus - ha spiegato Nevia Gregorini, responsabile public distribution di BNP ParibasCorporate & Institutional Banking - sono particolarmente indicati per gli investitori alla ricerca di rendimenti interessanti anche in caso di moderati ribassi del sottostante. Inoltre, a differenza dei Bonus Cap, che hanno una barriera osservata in continuo, questo tipo di prodotto permette di ottenere un premio se a scadenza il valore dell’azione con performance peggiore del basket di titoli sottostanti risulta uguale o superiore alla barriera. Infine, dal punto di vista fiscale, le eventuali plusvalenze possono essere compensate con le perdite derivanti da altri investimenti".

 

Di seguito la lista completa dei prodotti oggetto della nuova emissione.

 

 

Tutte le informazioni sui nuovi Top Bonus e la gamma di prodotti emessi da BNP Paribas sono reperibili sul sito https://investimenti.bnpparibas.it/

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