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Azimut, raccolta netta vicina ai 6 miliardi nel 2016

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La raccolta netta del Gruppo Azimut si avvicina ulteriormente all'obiettivo dei 6 miliardi di euro nel 2016. Con il dato di novembre, positivo per 197 milioni grazie anche al consolidamento On-Track (pari a 117 milioni circa), l’ultima società di consulenza finanziaria in Australia entrata a far parte di AZ NGA, sono 5,8 i miliardi raccolti da inizio anno. Il totale delle masse comprensive del risparmio amministrato tocca quota 42,3 miliardi che corrisponde ad un delta positivo del 15,2% relativamente al 2016.

 

 

"In un mese in cui abbiamo assistito a un certo nervosismo sui mercati finanziari dovuto ai diversi appuntamenti elettorali - ha commentato Sergio Albarelli, ceo del Gruppo - siamo molto soddisfatti di come il Gruppo ha reagito, sia lato gestione sia lato distribuzione, assistendo efficacemente i clienti che da inizio anno hanno beneficiato di una performance media ponderata netta vicina al 2%, più alta dell’indice di settore.”


Settebello per Allianz Bank Financial Advisors

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Allianz Bank Financial Advisors si conferma polo di attrazione per i professionisti della consulenza finanziaria mettendo a segno sette nuovi ingressi, raggiungendo così quota 105 da inizio anno. Si uniscono alla rete guidata dall'amministratore delegato Giacomo Campora Laura Migliorini, Catia Vannucci e Daniele Mugnai che entrano in Toscana e Marco Piccinini in Emilia, tutti sotto l’area manager Rossano Guerri. Luca Amadio e Gianpaolo Lazzarini entrano, inoltre, in Veneto, regione coordinata dall’area manager Claudio Ongis e Edoardo Nicolino entra a Torino nel team dell’area manager Antonio Peccati. "La maggior parte dei nuovi inserimenti - si legge nella nota emessa dalla rete di consulenza finanziaria del Gruppo Allianz - proviene dal mondo private, con figure di spicco giunte da grandi gruppi sia italiani sia internazionali."

La Française: il nuovo country head Italia è Luigi Brunetti

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Salto di carriera per Luigi Brunetti (nella foto) che ha assunto la carica di country head per l'Italia di La Française, casa di gestione francese con un patrimonio gestito di oltre 58 miliardi di euro e sedi operative in Europa, Asia e Stati Uniti d'America. La nomina è stata comunicata oggi dalla società che continua a perseguire la sua strategia di sviluppo nel nostro paese. Brunetti proviene da Raiffeisen Capital Managerment, dove ricopriva il ruolo di senior sales manager. 

Ha iniziato la sua carriera nel 2000 come account manager presso ING Group per poi passare ad Aletti Gestielle con la carica di senior relationship manager e responsabile dello sviluppo della clientela retail. Nel 2008 è entrato in Aviva Investors come business development director per i segmenti istituzionale e retail. 

"Con oltre quindici anni di esperienza nel settore dell’asset management, Luigi ha ricoperto molteplici cariche di rilievo, gestendo le relazioni con gli investitori del segmento retail e istituzionale, e la sua conoscenza del mercato italiano sarà fondamentale per il conseguimento dei nostri obiettivi di crescita" ha dichiarato Andrea Bertocchini, responsabile Europa Settentrionale, Benelux e Italia.

 

Morgan Stanley IM lancia un nuovo fondo equity income

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Morgan Stanley Investment Management amplia l'offerta azionaria in Italia con il lancio di Morgan Stanley Investment Funds (MS INVF) Global Brands Equity Income. È un fondo che offre una versione a distribuzione del noto MS INVF Global Brands Fund agli investitori orientati a realizzare un reddito periodico, investendo in un portafoglio di azioni di alta qualità in linea con quello del MS INVF Global Brands Fund.

La strategia mira a generare reddito, puntando a una performance del 4% annua, grazie a una combinazione di dividendi percepiti da azioni di alta qualità e premi derivanti dalla vendita di opzioni call su indici azionari. Il fondo è gestito dal team International Equity (34,8 miliardi di dollari in AUM) ed è supportato dal team Solutions & Multi Asset, specializzato invece nell’implementazione di strategie su opzioni. Al timone il trio basato a Londra e formato da William Lock, Bruno Paulson e Dirk Hoffmann- Becking. 

"Riteniamo che il focus di alta qualità del nostro portafoglio offra un approccio molto più valido per la generazione di reddito rispetto a quello solitamente offerto da fondi ad alto dividendo o con reddito elevato. Ci concentriamo sui fondamentali e sui flussi di cassa delle società sottostanti, in quanto vi sono maggiori probabilità che i dividendi siano sostenibili e in crescita. Le società all’interno del portafoglio generano un elevato rendimento e non necessitano di ingenti capitali. Questo significa che possono permettersi di distribuire, e continuare a distribuire, un dividendo agli azionisti. Potremmo affermare che la nostra è una strategia income nel modo giusto, in quanto offre dividendi sostenibili in aggiunta al consolidamento del capitale" spiega William Lock, responsabile del team International Equity di MSIM.

I fondi Natixis Global AM sbarcano su Widiba

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Natixis Global Asset Management ha sottoscritto un accordo di distribuzione con Banca Widiba che prevede il collocamento di tutti fondi autorizzati sul mercato italiano della gamma dell'asset manager francese, che offrirà anche servizi di consulenza e analisi indipendente di portafoglio. In particolare, i fondi della gamma di Natixis Global Asset Management che saranno così collocati da Banca Widiba sono 60: vanno dai prodotti flessibili obbligazionari e multiasset focalizzati sulla ricerca di income di Loomis, Sayles & Company, alle strategie obbligazionarie europee e risk parity di Natixis AM, dagli specializzati per stile di Harris Associates agli investimenti socialmente responsabili di Mirova, dagli specializzati sui mercati emergenti di Emerise agli approcci non tradizionali global macro di H2O, fino a quelli basati sul controllo della volatilità di Seeyond.

"Entrare a far parte delle case di gestione distribuite da una realtà come Widiba rappresenta per noi un importante risultato. Il nostro modello unico basato su oltre 20 società di gestione permette di avere accesso a una molteplicità di soluzioni di investimento altamente distintive e specializzate, orientate alla costruzione di portafogli più robusti che possano affrontare meglio il nuovo contesto di mercato" afferma Antonio Bottillo (nella foto), country head ed executive managing director per l’Italia di Natixis Global Asset Management.

"Diamo il benvenuto a Natixis Global AM nella grande famiglia dei nostri partner. La nostra ampia gamma si arricchisce di un altro brand prestigioso e di prodotti di grande qualità. Un’altra tappa nell’intenso percorso di sviluppo della nostra offerta che, siamo contenti coincida con il lancio del nostro nuovo modello di consulenza certificata e della nostra innovativa piattaforma wise, massima espressione del RoboForAdvisor in Italia" afferma Marco Marazia, direttore commerciale di Widiba.

Ecco chi sono i nuovi padroni di Pioneer Investments

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“Sarà una fusione”. Yves Perrier (nella foto, a destra) è un manager francese di lungo corso e ci tiene a precisarlo davanti ai giornalisti italiani durante la conferenza stampa organizzata ieri mattina per illustrare i dettagli dell’operazione clou del 2016 nell’industria del risparmio gestito: la vendita di Pioneer Investments da parte di UniCredit, la banca guidata dal francese Jean Pierre Mustier (nella foto, a sinistra), ad Amundi, gestore patrimoniale da 1.000 miliardi di masse del gruppo Crédit Agricole. Il deal si è chiuso in una settimana: i francesi sborsano oltre 3,5 miliardi di euro. Troppo per i rivali: la cordata italiana guidata da Poste, gli americani di Ameriprise e gli australiani di Maquarie. È andata così: a inizio anno si parlava ancora di matrimonio con Santander AM, con spagnoli e italiani impeganti in una partita a scacchi per spartirsi le poltrone di quello che sarebber diventato il più grande asset manager del Sud Europa.

Ma in estate i conti di UniCredit iniziano a scricchiolare: si parla di un imminente maxi ricapitalizzazione di oltre 10 miliardi di euro. Salta la poltrona di Ghizzoni e con lui il matrimonio con gli spagnoli di Santander. Arriva un ex, Mustier, che inizia a vendere i gioielli di casa. Un pezzo di Fineco, poi un altro, la controllata in Polonia. E il pezzo più pregiato: Pioneer Investments. I corteggiatori sono cinque. Poste (soprattutto l'a.d. Caio) ci crede, ma lunedì scorso, mentre l’Italia sta ancora digerendo le dimissioni del premier Matteo Renzi, la doccia fredda con l’annuncio a sorpresa della trattative in esclusiva con i francesi.

AMUNDI COMPRA PIONEER PER 3,54 MILIARDI DI EURO

Domenica le prime indiscrezioni sul colpaccio da 3 – 4 miliardi di euro (in realtà saranno 3,545 miliardi cui si aggiunge il dividendo da 350 milioni di euro da parte di Pioneer). Poi ieri mattina l’ufficializzazione con due comunicati, da parte di Unicredit e dei francesi, mentre la prima linea del gruppo d'Oltralpe, con tanto di collaboratori al seguito (oltre una decina), atterra a Milano per presentarsi in Piazza Gae Aulenti. Sul tavolo, in conferenza, accanto alla bandierina europea e italiana, sventola il tricolore dei transalpini. È in bella vista. Rispondono, oltre a Perrier, che è il ceo di Amundi, anche Xavier Musca, vice ceo di Crédit Agricole, e Nicolas Calcoen, direttore finanziario della SGR francese. In platea, in prima fila, Giordano Lombardo, ceo di Pioneer e numero uno di Assogestioni, Gianni Franco Papa, d.g. di UniCredit, Alessandro Varaldo, a.d. di Amundi SGR, Giampiero Maioli, a.d. di Cariparma.

Il primo a parlare è quello "buono", Xavier Musca. Prima in italiano, poi in inglese per i dettagli più finanziari dell’operazione, che ha visto con il ruolo di advisor Goldman Sachs International, Mediobanca e Crédit Agricole CIB. Il tono è pacato, cordiale, non trionfale. “È un investimento importante per il nostro gruppo e in linea con la strategia di acquisizione selettiva annunciata al momento dell'IPO" spiega ricordando i numeri di Crédit Agricole (che è il colosso nato dalla fusione di tutte le Bcc francesi) in Italia: 11.000 dipendenti, finanziamenti per 60 miliardi di euro all’economia e 130 miliardi di euro di masse in gestione. Come dire: siamo amici, non siamo conquistatori.

Poi è la volta del manager "tosto", Perrier. Una valanga di numeri: sinergie ante imposte per circa 180 milioni di euro l’anno; 150 milioni di euro di sinergie di costi entro 3 anni realizzate grazie all’unificazione delle piattaforme di investimento, ottimizzazione dei servizi IT e alla razionalizzazione dei costi amministrativi e di back-office; 30 milioni di euro in sinergie nei ricavi attesi dal potenziale cross selling e da altre forme di ottimizzazione dei ricavi; costi totali di integrazione in 190 milioni di euro ante imposte e dovrebbero essere realizzati nel 2017 e 2018. “Abbiamo fretta. I nostri inizieranno a lavorare con il management di Pioneer già da domani (oggi per chi legge, ndr)” annuncia Perrier aggiungendo che il closing dell’operazione è atteso entro il primo semestre del 2017, il lancio del piano di integrazione entro la seconda parte dell’anno e l’integrazione vera e propria nel 2018. Da quella data l’ex asset manager del gruppo Unicredit sarà definitivamente inglobata in Amundi.

Il marchio Pioneer? “Non abbiamo ancora deciso”. E i tagli al personale, chiedono i più maliziosi in sala? “Poco meno del 10% del personale complessivo, pari a oltre 5.000 dipendenti, per una riduzione di organico di circa 450 posti” dice il Ceo della SGR. Un portavoce poi spiega, a margine, che non riguarderanno l'Italia, dove invece è previsto il raddoppio dell'attuale presenza per raggiungere i 600 dipendenti (e quindi 300 dipendenti in più). “Milano diventerà uno dei sette investment hub” annuncia Perrier.

E le attività in America? "La risposta è molto chiara: teniamo Pioneer Usa" aggiunge Perrier. Amundi e Pioneer assieme saranno anche i principali investitori nel debito pubblico del nostro paese, per circa 80 miliardi di euro. A chi gli chiede se continuerà a investire sull’Italia, Perrier risponde che già “Amundi possedeva 50 miliardi di debito pubblico italiano. “Se lo possedevamo prima vuol dire che abbiamo sempre avuto fiducia nell'Italia, continueremo a essere grandi investitori nel debito pubblico italiano" taglia corto. In ultimo, una battuta sul prezzo. Sono troppi 3,5 miliardi per Pioneer o erano troppo basse le altre offerte? Perrier fa spallucce.

Ecco quali saranno i trend dei mercati nel 2017

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Manca ormai meno di un mese alla fine dell'anno e le variabili da tenere in considerazione per costruire al meglio il portafoglio per il 2017 sono tante: Bruno Rovelli (nella foto), Chief Investment Strategist di BlackRock Italia, si mette a disposizione dei professionisti della consulenza finanziaria per scogliere tutti i dubbi che accompagnano l'inizio del nuovo anno. 

 

L'appuntamento è fissato per mercoledì 14 dicembre 2016 alle ore 11.00 via web. A quell'ora, collegandosi al sito BlackRock Advisor Elite, sarà possibile seguire e, interagire in diretta, con Bruno Rovelli sul tema "I mercati tra dati economici, banche centrali e rischi politici". 

 

Quanto peseranno gli eventi politici sulle dinamiche dei mercati? Come si muoveranno le più importanti banche centrali? E in particolare, quali caratteristiche avrà il ciclo di rialzo dei tassi di interesse USA? Queste sono solo alcune delle domande alle quali proverà a rispondere il manager di BlackRock Italia. Ed è già possibile iscriversi e inviare le proprie domande collegandosi al sito BlackRock Advisor Elite.

 

UBS quota un Etf sui Treasuries con copertura di cambio

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UBS ETF torna ad ampliare la gamma di strumenti focalizzati sui titoli di Stato americani disponibile a Piazza Affari con la quotazione, ieri, della versione con copertura di cambio di uno dei suoi Etf sui Titoli di Stato americani indicizzati all’inflazione. In particolare, l’UBS ETF – Barclays TIPS 1-10 Treasury Bond UCITS ETF (hedged to EUR) A-Acc mira a replicare, al lordo delle spese, l’Indice Barclays Capital US Government 1-10 Year Inflation-Linked Bond, che include l’importo totale di TIPS (Treasury Inflation-Protected Securities) con una scadenza di almeno 1 anno ma non superiore a 10 anni.

La classe con copertura valutaria permette di ridurre l’impatto delle fluttuazioni dei corsi di cambio tra l’euro e il dollaro. "UBS ETF conferma la forte attenzione verso gli Etf sull’obbligazionario statunitense, un’asset class che desta un’attenzione crescente da parte degli investitori. Con la quotazione di questo nuovo strumento salgono a 27 gli Etf di UBS ETF sull’obbligazionario USA (11 dei quali su corporate bond, 16 su Titoli di Stato) quotati a Piazza Affari. La gamma di UBS ETF copre tutti gli archi della curva dei bond governativi USA, permettendo così agli investitori di prendere una posizione definita su tutte le duration” spiega Simone Rosti (nella foto), responsabile UBS ETF Sud Europa.


UBI Banca manda a casa 600 dipendenti

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UBI Banca e i sindacati hanno raggiunto un accordo per l'uscita volontaria e incentivata di 600 dipendenti entro il 31 gennaio 2017. Ad uscire dal gruppo saranno lavoratori che matureranno i requisiti per la pensione entro il primo gennaio 2022 e potranno beneficiare del fondo di solidarieà di settore.

L'intesa prevede 700 uscite ulteriori a partire dal 2018, sempre incentivate e volontarie. In cambio l'istituto si impegna ad assumere 200 nuove risorse entro il 2018 e a confermare i circa 130 dipendenti a tempo determinato. "Il protocollo d'intesa - spiega UBI in una nota - prevede, da un lato, gli interventi di razionalizzazione degli organici connessi all'implementazione del progetto Banca Unica e le misure di flessibilità del lavoro volte anche a favorire maggiore equilibrio tra vita privata e professionale.

Altri punti dell'accordo riguardano la conferma e l'estensione dell'istituto del part-time, nonché la facoltà per l'anno 2017 di richiedere volontariamente periodi di congedo straordinario, nell'ottica di conseguire sinergie di costo con forme compatibili di politiche sociali; l'armonizzazione delle clausole dei contratti integrativi aziendali. La banca ricorda che "i costi di tutti gli esodi sono già stati spesati nei risultati al 30 giugno 2016".

UniCredit: l'aumento di capitale sarà di 13 miliardi di euro

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Sarà di 13 miliardi di euro e interamente garantito il maxi aumento di capitale che Unicredit si appresta a lanciare. A comunicarlo è la banca che oggi ha tolto il velo sul piano industriale durante una conference call da Londra. L'assemblea straordinaria dei soci per deliberare sull'operazione è stata convocata il 12 gennaio. Secondo il ceo Jean Pierre Mustier (nella foto) l'operazione si terrà "entro la fine del primo trimestre del 2017". Il target dell'utile al 2019 è pari a 4,7 miliardi di euro, un rapporto tra costi e ricavi inferiore al 52%, un costo del rischio di 49 punti base, un ritorno sul capitale tangibile al 9% e un indicatore di solidità patrimoniale Cet1 fully loaded superiore al 12,5%, con una distribuzione cash superiore al 20%.

Per Mustier la vicenda del Monte dei Paschi di Siena non avrà conseguenze sull'operazione. "Siamo molto fiduciosi che la situazione di Mps si risolverà prima della fine dell'anno e non avrà alcun impatto sul nostro aumento di capitale" ha aggiunto. La banca di Piazza Gae Aulenti realizzerà una svalutazione di asset e crediti per 12,2 miliardi nel quarto trimestre dell'anno contestualmente a un processo di riduzione del rischio che prevede una cartolarizzazione di 17,7 miliardi di sofferenze di cui è prevista la cessione nel corso del piano strategico.  Nel piano strategico si prevedono inoltre risparmi annui ricorrenti netti per 1,7 miliardi di euro dal 2019, un rapporto costi/ricavi del gruppo inferiore al 52% dal 2019 e una migliore redditività con Rote (return on tangible equity) superiore al 9% dal 2019 e un politica di distribuzione dei dividendi cash compresa tra 20% e 50%. 

In dettaglio, il piano industriale prevede ulteriori 6.500 esuberi netti entro il 2019, per una riduzione totale netta dei dipendenti a tempo pieno di circa 14.000 unità entro il 2019.  Di questi, 3.900 sono previsti in Italia, portando le uscite totali di personale nel nostro Paese a quota 9.400 rispetto ai dati di fine 2015. La cifra complessiva è pari al 19% della forza lavoro considerando sia la rete commerciale che UniCredit Business Integrated Solutions, mentre gli esuberi riguardano invece il 21% del personale considerando solo la banca commerciale. In Germania i nuovi esuberi sono 1.400 (più 1.100 già programmati per 2.500 totali), in Austria 1.000 (più 1.100 per 2.100 in totale) e nel resto del gruppo 100 (300 già previsti, 400 totali).

GAM, ecco gli emergenti che vincono con Trump

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L'universo emergente è estremamente complesso e differenziato al suo interno. Una verità messa ulteriormente in luce dall'arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca a cui è seguita una lunga serie di distinguo sulle previsioni di performance di Paesi vicini e lontani. Secondo Paul McNamara, gestore del fondo GAM Star Emerging Market Rates, il giusto atteggiamento da tenere in questa fase è "prendere Trump in parola credendo che la sua presidenza possa modificare il contesto economico a livello globale."

 

 

L'attenzione della nuova amministrazione Usa per l'industria manifatturiera si annuncia massima con effetti oltremodo negativi per l'economia messicana, su cui pende la minaccia di dazi commerciali al 45% che la spingerebbero fuori mercato. Anche Israele e Paesi asiatici figurano tra i maggiori esportatori verso gli Stati Uniti e potrebbero subire dunque un significativo contraccolpo in termini di scambi. A premiare nella prossima fase dei mercati emergenti sarà, secondo McNamara, un certo grado di chiusura. "I mercati che godono di una migliore protezione - afferma il gestore del fondo GAM Star Emerging Market Rates di GAM - sono Russia, Brasile e Indonesia, mercati nei confronti dei quali nutriamo la nostra fiducia. Tutti e tre questi Paesi - prosegue - sono economie relativamente chiuse, quindi nel caso in cui le decisioni dell’amministrazione Trump dovessero danneggiare l’economia mondiale, tali economie dovrebbero essere relativamente ben protette." Le incognite sulle misure che verranno messe in campo dalla nuova amministrazione Usa rimangono alte ma per chi sarà in grado di attuare un'attenta gestione del rischio, l'asset class continuerà a rappresentare una fonte di rendimento.

Tikehau Capital si rafforza con l'ingresso di Andrea Potsios

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Tikehau Capital, società europea di asset management e d’investimento che dal 2015 è presente a Milano, si rafforza in Italia con l'ingresso di Andrea Potsios come senior advisor. Potsios, che vanta oltre 27 anni di esperienza nell’investment banking e nel capital market, di cui sette trascorsi recentemente in Nomura International come vice chairman della divisione Global Markets, affiancherà Ignazio Rocco di Torrepadula, senior advisor, e Luca Bucelli, responsabile di Tikehau Capital per l’Italia, con l'obiettivo di accelerare ulteriormente la distribuzione nel nostro Paese.

 

 

Tikehau Capital, detenuta a maggioranza dai propri manager, gestisce oggi 9,9 miliardi di euro per conto di investitori istituzionali e privati in diversi comparti e conta oltre 170 dipendenti suddivisi tra le sedi di Parigi, Londra, Milano, Bruxelles e Singapore.

Il Salone del Risparmio "insegue la crescita"

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"Inseguendo la crescita. Risparmio, investimenti e politiche di sviluppo." Svelato il titolo dell'edizione 2017 del Salone del Riparmio che si terrà dall’11 al 13 aprile presso il MiCo di Milano e si concentrerà sulla necessità di una ripartenza economica e sulle fondamentali leve da attivare per raggiungerla. In particolare, l'attenzione sarà rivolta al mix di politica monetaria e politica fiscale necessario al Paese e al ruolo dell'industria del risparmio gestito in un'ottica di crescita strutturale.

 

 

Le conferenze in programma si articoleranno come nel 2016 in 7 percorsi tematici: Politiche di sviluppo per la crescita; Lungo termine, previdenza e sostegno all’economia reale; Educazione finanziaria e formazione professionale; Finanza sostenibile e impact investing; Consulenza finanziaria e distribuzione; Portafogli su misura, mercati e servizi finanziari; Fintech.

Ecco i 5 vincitori della borsa di studio firmata Assoreti

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Alla presenza del rettore dell’Università Tor Vergata, Giuseppe Novelli, e del presidente di Assoreti, Matteo Colafrancesco, sono stati premiati, nella giornata di ieri, lunedì 12 dicembre, gli studenti che si sono aggiudicati le 5 Borse di Studio Assoreti previste nell’ambito della Convenzione stipulata con l’Ateneo. In particolare sono stati premiati gli studenti del Corso di laurea in Economia e dei Mercati e degli Intermediari Finanziari: Domenico Alfidi, Roberto Cembalo, Mario Genco, Antonio Lotito e Adriano Montalto.

 

"Oggi, grazie a Assoreti, abbiamo meglio compreso quale sia il compito di una positive University: una Università che non deve fornire nozioni, bensì costruire competenze, anche innovative, creando opportunità di sviluppo e partnership con le altre istituzioni. Internazionalizzazione, intersettorialità e interdisciplinarietà rappresentano le nostre “tre i”, la nostra triplice direzione di marcia per proporre una formazione di qualità, attenta alle reali richieste della società e delle imprese. Importante risultato dell’attività di Terza missione di “Tor Vergata”, l’accordo con Assoreti rappresenta un fulgido esempio di come sia possibile creare un ponte tra il mondo del lavoro e una nuova ‘Accademia’, valorizzando insieme idee e talenti dei nostri giovani studenti, il nostro futuro" ha commentato Novelli.

 

Gli ha fatto eco Colafrancesco che, nel rivolgersi agli studenti, ha dichiarato: "l’attività che il consulente finanziario svolge quotidianamente è un’attività basata sulla relazione fiduciaria e sul “contatto umano” con la clientela che, combinati con la preparazione professionale, deve consentirgli di comprendere obiettivi, esperienze e conoscenze dei propri clienti. Riteniamo che la consulenza sia un percorso anche culturale e che il consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede sarà sempre più il consulente patrimoniale dell’investitore, il suo “fiduciario”".


"Formare una generazione di professionisti capaci di misurarsi con le complessità dei nuovi scenari economico-finanziari e fornire risposte efficaci agli investitori: è questo l’obiettivo del percorso formativo dedicato al consulente finanziario delle “reti”, che ha già consentito a 38 studenti, accuratamente selezionati, di accedere a stage retribuiti messi a disposizione dalle Imprese associate ad Assoreti che hanno aderito all’iniziativa" ha concluso Marco Tofanelli, Segretario Generale di Assoreti.

SSgA: il 2017 sarà un replica del 2016

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Il 2017 sarà un altro anno caratterizzato da sviluppi politici e strategici che avranno un impatto straordinario sui rendimenti degli investimenti. Le sorprese Trump e Brexit, hanno contrassegnato il 2016 come anno di cambiamento in tutto il panorama geo-politico, con implicazioni significative sia per l’economia che per i mercati, mentre la politica populista e il sentiment anti-globalizzazione hanno posto le basi per cambiamenti politici significativi nei prossimi mesi. È quanto emerge nell’outlook di State Street Global Advisors, divisione di asset management del gruppo State Street, presentato a Milano alcuni giorni fa da Chris Probyn (nella foto), chief economist, e Niall O’Leary, head of EMEA fixed income portfolio strategists.

"In un contesto dove molte banche centrali sono a corto di strumenti di politica monetaria, la riluttanza a impiegare misure di stimolo fiscale è finalmente svanita” sostiene Chris Probyn, chief economist di SSGA. “L’austerità è meno pronunciata nell’Europa continentale. Il Regno Unito sta posticipando il suo piano di ritorno a un surplus di bilancio dopo il risultato del referendum sull’uscita dall’Unione Europea. Il Canada e il Giappone stanno introducendo nuovi pacchetti di stimolo fiscale. La Cina sta utilizzando misure fiscali mirate a supportare la crescita economica e la transizione verso un‘economia più orientata ai consumi”.

Parlando della proposta del Presidente Trump di tagliare le tasse e di aumentare gli investimenti nelle infrastrutture Probyn spiega che entrambe “potrebbe potenzialmente dare una forte spinta alla crescita economica degli USA verso il 3% nel prossimo semestre” anche se il rischio è quello di spingere la Fed ad alzare più velocemente i tassi (Probyn si attende almeno quattro rialzi nel 2017 e altrettanti nel 2018) e di produrre così un mini-ciclo “boom – bust” che potrebbe far precipitare l’economia americana in recessione dopo due-tre anni. Quanto all’Italia, Probyn ha ricordato che la stagnazione del settore industriale dura da 40 anni e che l’economia tricolore è scesa del 10% dal 2008 quando quella dell’Eurozona è cresciuta del 2,4%. Anzi, secondo l’economista di SSgA il nostro paese è quello che è cresciuto di meno da quando è entrato nell’euro: durante i primi nove anni di esistenza dell’Eurozona l’Italia è cresciuta del 15% rispetto a un’espansione del 26% dell’area euro.

Passando agli investimenti, SSgA ricorda che per gli investitori in cerca di rendimenti l’evoluzione dei mercati obbligazionari e azionari richiederà un approccio più sfumato e prudente, anche perché i modelli di volatilità suggeriscono che il prossimo anno si verificheranno rischi più elevati per i mercati azionari. "Da non sottovalutare, inoltre, è la volatilità delle valute, che è diventato un fattore decisivo e che non può essere ignorato" sottolinea O'Leary ricordando, come esempio, che la migliore e la peggiore Borsa del Vecchio Continente è stata quella di Londra (indice MSCI UK), a seconda della valuta di riferimento. 

Sul fronte azionario, gli esperti del colosso americano privilegia i titoli finanziari spinti dall’aumento dei tassi di interesse da parte della Fed, che dovrebbe costituire un vantaggio per il settore, perché causerebbe l’incremento dei margini di interesse. Allo stesso tempo la politica più restrittiva della Fed potrebbe limitare settori come i beni di consumo discrezionali, che hanno beneficiato di condizioni di accesso al credito agevolate. La previsione a un anno per i titoli azionari dei mercati sviluppati (eccetto gli USA) è paragonabile al 3,3% che ci attendiamo per gli Stati Uniti: pertanto l’asset manager invita gli investitori a considerare con cautela le azioni internazionali, con posizioni di sottopeso in Europa e nell’area Asia-Pacifico. Nei mercati emergenti le azioni cresceranno di circa il 6% nel 2017, nell’ottica di una prospettiva di crescita più forte, come conseguenza della fine della recessione per Russia e Brasile e della fine dell'impatto negativo del calo dei prezzi delle materie prime.

Passando al reddito fisso, per le obbligazioni governative statunitensi a 10 anni SSgA prevede, da un lato, un rendimento dello 0,3% annuo e, dall’altro, un rendimento negativo dello 0,3% per i titoli di stato dei mercati sviluppati al di fuori degli Stati Uniti. Il credito e il debito high yield negli Stati Uniti sembrano favorevoli, con previsioni annuali rispettivamente al 2% per cento e al 5,1%. Quanto alle materie prime, secondo SSgA il continuo eccesso di offerta e la crescita modesta a livello globale manterranno probabilmente l'energia limitata all’interno di un range, con una leggera tendenza al rialzo nel 2017, mentre i metalli preziosi, come l'oro, dovrebbero continuare a performare bene in un contesto caratterizzato da tassi di interesse negativi diffusi a livello mondiale e da un graduale ritorno a livelli più elevati di inflazione.


Anasf, corsa a due per la presidenza del Collegio dei Probiviri

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Dopo il Consiglio Nazionale dello scorso 22 novembre, che si è chiuso con la nascita di un nuovo Comitato Esecutivo, Anasf procede nell'attività di riorganizzazione degli organi sociali. Il prossimo passaggio riguarderà, secondo quanto risulta ad Advisoronline, la nomina del nuovo presidente del Collegio dei Probiviri, organo al quale è affidata la vigilanza sul rispetto del Codice Deontologico Professionale da parte degli iscritti all'associazione e che è titolare del procedimento sanzionatorio in caso di violazione di tali norme. Il Collegio è composto da cinque membri eletti dal Consiglio Nazionale e vede come presidente uscente Maurizio Donato.

 

Il consulente finanziario, in forza presso Banca Mediolanum, è stato eletto recentemente come membro del nuovo Comitato Esecutivo e quindi non potrà mantenere il doppio incarico, da qui la necessità di individuare un nuovo presidente. A contendersi l'incarico un consulente finanziario di F&F - Giorgio Oddone - e uno di BancaFideuram - FabioGuercini. La nomina dovrebbe arrivare durante un Consiglio Nazionale Anasf convocato per la giornata di oggi.

Fed rialza ai tassi? Ecco cosa prevedono i gestori

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Oggi molto probabilmente la Fed tornerà a rialzare i tassi Usa, dopo la stretta del dicembre scorso, quando pose fine a quasi dieci anni di tassi zero, con un rialzo di un quarto di punto. Dopo quella prima mossa normalizzatrice la Fed è restata ferma per un anno, anche a causa di turbolenze come il crollo dei mercati cinesi lo scorso gennaio e il referendum sulla Brexit, lo scorso giugno. Janet Yellen dovrebbero procedere a un nuovo rialzo di un quarto di punto, che porterebbe i tassi Usa tra lo 0,5% e lo 0,75%. "L’incremento dei tassi di interesse di 25 basis point da parte della FED è ormai pienamente incorporato dalle attuali quotazioni sui mercati finanziari, e solidi dati circa l'economia USA supportano già l'ipotesi di ulteriori rialzi nel corso del 2017. Tuttavia, qualsiasi proiezione relativa al prossimo anno non riflette le politiche economiche di Trump non ancora avviate" spiega Franck Dixmier, global head of fixed income di Allianz Global Investors.

L’incognita è rappresentata dall'arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca. Il presidente eletto intende aumentare le spese pubbliche in infrastrutture e abbassare le tasse e la previsione è che queste mosse potrebbero consentire alla Fed di aumentare i tassi di interesse a ritmi più rapidi di quelli attuali, in quanto farebbero crescere l'inflazione. Le aspettative della banca centrale potranno quindi essere valutate appropriatamente solo quando la Trumponomics si sarà trasformata in realtà. Non solo. La composizione del FOMC cambierà nei prossimi due anni. Trump dovrà nominare due governatori della Fed nel breve termine, perché ci sono due seggi vacanti nel board. "Il mandato di Janet Yellen finirà all’inizio del 2018 ed è piuttosto probabile che Trump la sostituirà con un repubblicano. Ci sono molti economisti repubblicani altamente qualificati e se uno di loro fosse nominato Presidente, non ci sarebbe motivo di preoccuparsi. Al limite la Fed potrebbe diventare un po’ più aggressiva. Tuttavia, c’è il rischio che Trump nomini un outsider con idee molto diverse riguardo alle politiche monetarie. Ovviamente, questo creerebbe molta più incertezza sui mercati poiché aumenterebbe il rischio di grossi errori di politica monetaria" aggiunge Valentijn van Nieuwenhuijzen, head of multi asset di NN Investment Partners.

Ma quali potrebbero essere gli effetti del rialzo sul reddito fisso? "Sebbene un aumento dei tassi di interesse sia per definizione un evento avverso per le obbligazioni, se il programma di inasprimento della politica monetaria procederà a ritmo sufficientemente lento, questo consentirà comunque alla componente cedolare il tempo per compensarne gli effetti. In considerazione anche del programma di Donald Trump, nel 2017 si delinea un contesto favorevole per il credito, sia di elevata qualità che ad alto rendimento, e caratterizzato da una volatilità ancora elevata" sottolinea Andrea Iannelli, investment director obbligazionario di Fidelity International.

Quanto alle materie prime, le promesse di stimoli fiscali fatte da Donald Trump (come ad esempio i tagli alle tasse e la spesa per infrastrutture) porteranno quasi sicuramente l’economia americana a una reflazione, ma probabilmente anche a un aumento dell’inflazione. "Questo ha rafforzato la convinzione che la Fed adotterà una posizione più restrittiva e aumenterà i tassi in maniera più aggressiva rispetto a quanto atteso precedentemente e ciò sarebbe decisamente dannoso per il prezzo dell’oro" conclude Névine Pollini, senior analyst commodities di Union Bancaire Privée – UBP.

Un nuovo trio per Fineco

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Prosegue il progetto di rafforzamento della rete dei personal financial advisor Fineco con una particolare attenzione sul reclutamento di consulenti con consolidata esperienza nel settore del private banking, in grado di gestire le esigenze di una clientela di fascia alta in continua crescita. Il segmento private è sempre più strategico per la rete coordinata dal direttore commerciale Mauro Albanese (nella foto), che si conferma tra i primi player del settore con masse pari a 21 miliardi di euro circa, oltre un terzo del patrimonio totale della banca (58 miliardi di euro a fine novembre).

Tra in nuovi ingressi, secondo quanto risulta ad AdvisorOnline.it, si segnala in Lombardia Samuele Pace, che dopo un’esperienza in Banca Popolare di Sondrio si unisce alla squadra dell’area manager Marco Rossi, operando nel team del group manager Giovanni Luigi Molinari. Arriva invece da Banca Fideuram nella struttura dell’area manager Marco Castaldi nel Lazio, Marco Mascanzoni, da oggi parte della squadra del group manager Leonardo Benagiano.

Infine, la squadra piemontese dell’area manager Roberto Baldassar Vignassa si amplia con l’ingresso di Michele D’Avenia, ex Finanza&Futuro, che si unisce al team del group manager Nunzio Dominici.
La rete di Fineco conta più di 2.600 personal financial advisor e sono circa 350 i Fineco Center attivi su tutto il territorio nazionale.

AGCS (Allianz): Francesco Liverani nuovo market manager

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Nuovo incarico per Francesco Liverani (nella foto) che è stato nominato responsabile del market management per l’Italia di Allianz Global Corporate & Specialty, compagnia del gruppo Allianz specializzata nei grandi rischi. La sua funzione è effettiva dal 1° dicembre 2016, si legge in una nota. Liverani riferirà direttamente a Nicola Mancino, responsabile di AGCS Italia e, a matrice, a Corinne Cipière, responsabile del Market Management per la regione del Mediterraneo di AGCS.
 

Liverani (54 anni), laureato in Giurisprudenza e Diritto Internazionale presso l'Università degli Studi di Milano, è entrato a far parte di AGCS nel 2009 come Rresponsabile Italia dell’Aviation, ruolo di cui manterrà l'incarico in aggiunta alla nuova funzione che lo attende. In precedenza ha lavorato per AON e altre aziende come intermediario.

Morningstar IM recluta un ex BlackRock

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Morningstar Investment Management Europe, parte di Morningstar Investment Management, la divisione del gruppo Morningstar specializzata nella consulenza per la costruzione di portafogli che si basa su ricerche proprietarie, ha nominato Gavin Corr, director e responsabile delle relazioni con i clienti chiave del business della società in UK, Europa, Medio Oriente e Africa (EMEA). Corr vanta 25 anni di esperienza nei servizi finanziari, durante i quali ha ricoperto ruoli importanti in fondi pensioni, unit trust e fondi comuni,lavorando in società quali BlackRock (managign director Pan European Equities), Aviva Investors (senior fund manager e chief investment director).

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